Mercoledì 1 Maggio 2024

L’ad di Veronafiere. Maurizio Danese:: "Cambio di passo sulla promozione"

La nuova governance ha schierato in campo una squadra unitaria mettendo assieme governo, ambasciate, enti per intercettare la domanda "Cresce la qualità della presenza straniera, selezionata con grande cura".

di Beppe

Boni

Maurizio Danese, ad di Veronafiere, quanto vale in termini economici oggi il settore del vino in Italia?

"In Italia il vino si traduce innanzitutto in 530mila aziende attive lungo tutta la filiera per circa 870mila lavoratori occupati nelle diverse fasi di questa catena del valore. In termini di valori economici, vale più di 30 miliardi di fatturato, di cui 14 miliardi afferenti al solo vino. Con i suoi quasi 7,8 miliardi di euro di vendite all’estero nel 2023, il vino italiano rappresenta la prima voce della nostra bilancia commerciale agroalimentare con un attivo di 7,2 miliardi di euro".

Poi c’è l’indotto.

"Il vino non può essere disgiunto dal suo peso sociale. Infatti, non crea ricchezza solo per le aziende che operano direttamente nel settore ma porta benessere a intere comunità, a intere regioni, ed è allo stesso tempo cultura, sostenibilità e tradizione. Per questo a Vinitaly presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco

Lollobrigida, la ricerca ‘Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto’. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia con un focus su tre territori simbolo dell’economia rurale a trazione enologica: Barolo, Montalcino ed Etna".

Come è cambiata la formula organizzativa di Vinitaly?

"Analisi dei mercati e delle nuove tendenze, incoming della domanda, crescita dei servizi ed evoluzione nella gestione di una banca dati enorme sono gli asset strategici del Vinitaly di un futuro che è già iniziato dal 2023 e che vogliamo fortemente essere funzionale ai nostri produttori, alle imprese e all’indotto di un settore di questi tempi troppo spesso percepito in chiave allarmistica. Quella del 2023 è stata ’edizione della svolta rispetto al passato. Un Vinitaly spartiacque sempre più proiettato ad intercettare le esigenze del settore, lavorando non a

fianco delle imprese ma con le imprese, le associazioni e le istituzioni preposte alla promozione".

Come è stato preparato all’estero l’avvicinamento all’edizione 2024?

"La governance di Veronafiere ha imposto un nuovo passo a Vinitaly che in questi ultimi due anni ha costituito, per la prima volta, la squadra unitaria per la promozione del vino italiano mettendo a fattore comune il know how del brand con quello del Governo, del ministero dell’Agricoltura, del ministero del Made

in Italy, di Ambasciate, enti e strutture di promozione - Ice in primis -, attivando un’agenda sempre più fitta di condivisione con i player del settore su scala mondiale. Un percorso vincente, messo in campo con un calendario di eventi, fiere, roadshow e preview in 18 città di 15 Paesi chiave tra Nord America, Europa, Far East, Balcani, Brasile che valgono il 78% dell’export enologico e che si svilupperà anche durante Vinitaly".

Cosa chiedono oggi gli espositori di Vinitaly?

"Di incontrare la domanda e su questo abbiamo incentrato il piano di incoming e la proposta di alto livello anche attraverso 80 super degustazioni che proponiamo ai professionisti presenti. Sono confermati gli esclusivi Grand Tasting, i Walk around tasting e le masterclass guidate dalle più importanti riviste enologiche internazionali. Tra le super degustazione realizzate da Vinitaly, ricordo “Cool under pressure Italy’s sparkling world”, dedicato agli spumanti italiani e curato dal Master Wine, Gabriele Gorelli. Inoltre“Le quattro Grandi ‘B’ del Vino Italiano: Barbaresco, Barolo, Bolgheri e Brunello” e “Italia-Cina: Andate e ritorno, un viaggio alla scoperta dei mondi nuovi del vino”, entrambi firmati da Ian D’Agata".

Gli aventi più attesi?

"C’è anche il super tasting di Vinitaly Operawine, l’evento preview in programma sabato 13 aprile con i 131 top produttori italiani selezionati da Wine

Spectator e Veronafiere".

È aumentata l’attenzione verso i buyer stranieri?

"Per questa edizione, ad oggi, sono circa 1.200 i top-buyer selezionati invitati e ospitati grazie a un investimento diretto di Ice-Agenzia e di Veronafiere. Un contingente che supera del 20% quello gestito lo scorso anno e di oltre il 70% rispetto al 2022. Numeri in incremento, ma siamo convinti che l’evoluzione qualitativa della rappresentanza selezionata con grande cura possa essere altrettanto evidente e dirimente".

Qual è il visitatore tipo verso il quale avete guidato l’evento?

"In primis i buyer e gli operatori dell’horeca. I primi risultati li abbiamo raggiunti nell’ultima edizione dello scorso anno, con 93mila operatori accreditati di cui un terzo proveniente da 143 paesi. Un dato, quello dei buyer esteri in crescita del 20%. I top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia sono stati mille. Quest’anno proseguiamo in questo percorso e ai circa 1.200 top buyer selezionati quest’anno da 65 Paesi, si aggiungerà il contingente di operatori esteri: l’anno scorso sono stati circa 30mila da 140 nazioni".

La presenza più corposa?

"Sul fronte dei mercati rappresentati, anche quest’anno fra gli ospiti invitati rimane quella statunitense con oltre il 15% delle presenze, seguita da altre 3 piazze strategiche extra-Ue: Canada, Cina e Regno Unito, che assieme sommano il 23% degli arrivi. A livello di macro-regioni, la platea dei top buyer più numerosa proviene dal Nord America e dall’Europa (ognuna con un’incidenza al 26%), seguiti da Asia e Oceania (23%), Europa dell’Est (13%), Centro-Sud America (7%) e Africa (4%). Nel complesso, i 65 Paesi rappresentati valgono il 95% del totale export enologico Made in Italy. Un risultato positivo e migliorativo frutto di un giro del mondo di Vinitaly realizzato in poco più

di un semestre"

Qual è il Paese estero dove un brand come Vinitaly può ampliare le proprie potenzialità?

"Nel nuovo piano strategico One 2024-2026, Veronafiere ha previsto investimenti per 30 milioni di euro anche per assecondare gli obiettivi di espansione in Italia (con 5 nuove fiere) e direttamente sui mercati target. E Vinitaly ne sarà protagonista: già il 20 e 21 ottobre a Chicago, dopo il numero zero dello scorso anno, debutteremo ufficialmente con Vinitaly Usa. Con noi collaborano le compagini istituzionali, da Ice alla Camera di Commercio italiana di Chicago. Gli Usa diventano così un altro tassello di un puzzle fieristico che oggi comprende l’Asia – con Wine to Asia in Cina – e il Sudamerica – con Wine South America in Brasile –, oltre a una galassia di eventi b2b e tasting, circa 20, organizzati da Vinitaly nel mondo. Guardiamo, inoltre, con attenzione a mercati dell’Asia, come India, Giappone e Corea del Sud ma anche all’Africa".

Perché funziona la formula Vinitaly in the City?

"È vincente l’unire la bellezza del contesto con l’alto profilo culturale e trasversale degli eventi proposti in abbinamento a masterclass e degustazioni guidate. Ciò consente un approccio che crea emozione e facilita l’incontro tra il vino e le nuove generazioni. Con Vinitaly and the City la città è coinvolta nel cuore del centro storico Patrimonio Unesco, in grado di offrire ai winelovers un’esperienza unica e a Vinitaly l’occasione di cogliere meglio le nuove tendenze di consumo".

Dia un messaggio ai giovani wine lovers.

"I trend di consumo stiano vivendo una rivoluzione, soprattutto ad opera della GenZ, sempre più attenta a tendenze salutistiche e alla sostenibilità di aziende e processi produttivi. Ai loro dico: Siate curiosi e senza preconcetti. Non lasciatevi intimidire da un approccio troppo tradizionalista ma sfruttate le occasioni come Vinitaly and the City per approcciare un mondo che, spesso, poi affascina, può diventare un lavoro e una professione e favorisce il consumo consapevole e moderato".