Mercoledì 1 Maggio 2024

Là dove la viticoltura è eroica: "Produttori per amore della terra"

Samuele Heydi Bonanini racconta l’azienda Possa alle Cinque Terre. "Sperimentiamo anche sotto il mare"

Là dove la viticoltura è eroica: "Produttori per amore della terra"

Là dove la viticoltura è eroica: "Produttori per amore della terra"

La terra stretta fra la montagna e il mare. Discese vertiginose nel blu e una viticultura eroica a tutti gli effetti. E, come spiega Samuele Heydi Bonanini, che si porta avanti "per l’amore per il territorio, più che per business". Ormail titolare dell’azienda agricola Possa di Riomaggiore, una delle Cinque Terre (La Spezia), si definisce uno dei ’vecchi’. "L’azienda è nata nel 2004 e abbiamo come ’comandamenti’ l’agricoltura pulita, la biodiversità e il rispetto della tradizione". Tutto è iniziato recuperando un’area di tre ettari in abbandono. "Abbiamo messo assieme 74 proprietà: uno dei problemi del nostro territorio, infatti, è la frammentazione. Poi è seguita la ricerca delle varietà autoctone e ne abbiamo trovate 19 diverse con cui facciamo 11 tipi di vini". Fra questi Rossese bianca, Picabon, Frate pelato, Barbarossa, nomi spesso presi in prestito dal dialetto che alimentano una visione in cantina. "Usiamo solo i lieviti delle bucce – prosegue il produttore – facciamo sì che sia il tempo a decidere. Io ho ripreso una tradizione di famiglia abbandonata, un po’ come succede in tutte le Cinque Terre. Sono cresciuto fra le cantine, ma ho studiato da un maestro di Barolo piemontese che mi ha sempre detto di sperimentare: è la quarta regola dell’azienda, tanto che lavoriamo con sei legni diversi in cantina, oltre le anfore". Non solo.

"Abbiamo messo in affinamento anche lo Sciacchetrà sotto il mare a Portofino– continua Bonanini – e dopo due anni siamo usciti con la prima annata: dopo 8 mesi passati a 52 mesi di profondità, sembrava di bere uno Schiacchetrà di 12/15 anni. Una vera accelerata nella maturazione del vino e ora proveremo anche un paio di nostri bianchi che prediligono l’invecchiamento". Il mare del resto fa parte della vita di questi vini. "Il nostro vigneto parte dal mare e sale fino ai 150 metri di altezza, i una valle isolata, un’aosi di biodiverdità. La coltivazione delle uve è estrema: arriviamo a pendenze del 50% e la lavorazione è tutta manuale. Possiamo usare solo le monorotaie o l’elicottero". Le Cinque Terre così amate dal turismo mondiale sono però un ambiente fragile, in cui gli sforzi contro il cambiamento climatico sono ancora maggiori.

"Con la mareggiata del 2018– ricostruisce Bonanini –il mare per la prima volta ci ha portato via una piana, mentre le bombe d’acqua caricano i muretti a secco, che dobbiamo ricostruire con un sistema diverso. Oggi siamo circa 30 produttori e i nostri vini sono stati riscoperti negli ultimi dieci anni. C’è una volontà generale di recupero del territorio, ma il problema sono i costi e la difficoltà di reperire la terra anche quando è abbandonata. Rimettere in piedi un ettaro costa circa 300mila euro: ci vorrebbero regolamenti ad hoc per recuperare il terreno e finanziamenti".