Rigopiano, dopo la multa arriva il processo per papà Feniello

Alessio Feniello, papà di Stefano, morto a Rigopiano

Alessio Feniello, papà di Stefano, morto a Rigopiano

Silvi Marina (Teramo), 20 febbraio 2019 - Ventisei settembre: oggi sappiamo che il primo condannato di Rigopiano - un padre che ha perso un figlio - quella mattina andrà a processo. Alessio Feniello, papà di Stefano, tra le 29 vittime della valanga, era stato sanzionato con 4.550 euro per aver violato i sigilli della zona rossa, voleva portare fiori sulla 'tomba' del suo ragazzo. Multa al dolore, tradusse tutta Italia, tra incredulità e rabbia. “Non pago un euro, mi faccio processare”, dichiarò subito Feniello. E il suo avvocato Camillo Graziano, la mattina del 18 gennaio - proprio a due anni dalla strage -, depositò opposizione. Quella di oggi, dunque, è una conclusione attesa. Ma scatena un’altra volta il popolo della rete. “Ho sempre sostenuto che avrei affrontato il processo”, scrive Feniello su Facebook, per accompagnare la pubblicazione del documento appena ricevuto. E subito arrivano decine di commenti. La parola più ripetuta è: vergogna. “Mi processino pure, non pago”, aveva dichiarato il papà di Stefano appena saputo della condanna. Il ministro Salvini, incontrato alla cerimonia dell’anniversario, si era messo dalla sua parte e aveva rimarcato: giusto non pagare. L’avvocato Graziano si era meravigliato: ”Condannato in otto mesi e non è mai stato sentito. Di questo provvedimento, noi non abbiamo avuto notizia fino all’emissione del decreto penale. Non c’è stato neanche un avviso di garanzia, con la possibilità di chiedere un interrogatorio”. A settembre era stata comunicata l’archiviazione della moglie Maria, che quel giorno era con il marito a Rigopiano. Anche lei aveva violato i sigilli. “Non mi spiego la diversità di trattamento”, aveva commentato perplesso l’avvocato Graziano.