Giovedì 9 Maggio 2024
SIMONE FERRARI
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Quando la sua città ideale prese forma a Vigevano

Per Ludovico il Moro la località lombarda fungeva da centro di potere. Per Leonardo era l'habitat dove creare migliori condizioni di vita

LA SFORZESCA

LA SFORZESCA

Vigevano è la città di Ludovico il Moro e di Leonardo. Il Signore di Milano, insignito del titolo ducale nel 1494, era particolarmente legato alla città di Vigevano, al punto che alcune fonti antiche ne testimoniano la nascita (confondendosi, essendo egli nato a Milano nel 1452) proprio in quella città. Alla fine degli anni Ottanta del Quattrocento, Ludovico il Moro mette in campo un preciso programma economico e culturale che vede al centro la città, intesa non più come un semplice luogo di piaceri o di svago ma come un vero e proprio centro di potere: in questo processo il Castello diventa una sede di governo, una sfarzosa dimora da esibire compiaciuti agli interlocutori più autorevoli, il luogo in cui il Moro riceve i collaboratori più stretti e gli ambasciatori provenienti da altre parti di Italia. La città si colora di festa e diventa l’ospite privilegiato di appuntamenti rituali rappresentativi: nel 1489 accoglie il corteo nuziale di Isabella d’Aragona, promessa sposa di Giangaleazzo, dopo l’accoglienza tributata a Tortona pochi giorni prima. Alcuni anni dopo (1493) sarà la volta dei festeggiamenti dedicati alla nascita di Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico e della sposa Beatrice d’Este. Il lato imprenditoriale del duca si evince dalla cura dedicata alla Sforzesca, la tenuta agricola ubicata al limitare della città e destinata a diverse sperimentazioni, dall’introduzioni dei bachi da seta all’allevamento di pecore per la lana, fino alle mozzarelle di bufala di alta qualità. La presenza di Leonardo non è sporadica né leggendaria, ma ampiamente documentata e criticamente accertata in molteplici occasioni durante il primo lustro degli anni novanta. Fra i molti manoscritti di Leonardo (opere quindi non stampate), il celebre Codice H conservato a Parigi viene definito non a caso “il Codice di Vigevano”, proprio per la molteplicità di riferimenti che alludono alla presenza costante dell’artista in città. Fra le molte notazioni, rimane una traccia indelebile della sua presenza alla Sforzesca, in data 2 febbraio 1494. Nel Codice H, composto da 3 diversi quaderni distinti rilegati insieme dopo la morte del maestro, Leonardo registra incessantemente appunti, notazioni, temi sensibili per la sua attività di artista e di scienziato: parla quindi di mulini, propone indagini sulle acque, descrive un padiglione mobile e smontabile forse destinato alla toilette di Beatrice d’Este. IL SOGGIORNO vigevanese di Leonardo coincide anche con una delle proposte più avanzate ed innovative in ambito architettonico: la costruzione della splendida piazza, affidata alle mani esperte di Bramante (futuro architetto di San Pietro a Roma) e realizzata fra 1492 e 1494. Si tratta di un progetto grandioso e monumentale, dal chiaro significato encomiastico, che riprende precetti albertiani e sviluppa il linguaggio all’antica coniugandolo però con una dizione contemporanea fortemente illusionistica, tipica del genio di Bramante (che infatti, un decennio prima, aveva inventato in San Satiro a Milano una chiesa che sembra profonda 15 metri mentre in realtà sono solo 97 centimetri….). La presenza di Leonardo a Vigevano si interseca anche con un tema di grande attualità a partire dal Quattrocento: quello della città ideale. Il tema si sviluppa non a caso durante l’umanesimo, in cui il tema della città come luogo adeguato all’azione dell’uomo, riportato dopo il Medioevo ad una dimensione centrale, trova sviluppi diversificati, fra scienza, tecnica, razionalità ed utopia. Sul tema ci rimangono tre celebri dipinti (già collegati a Piero della Francesca) conservati a Berlino, Baltimora e a Urbino e le sperimentazioni architettoniche compiute in molti centri italiani che potevano candidarsi all’ambito titolo di “città ideale”: Urbino, Pienza e Ferrara fra gli altri. Ma anche Vigevano, grazie ai massicci investimenti di Ludovico il Moro e alla contemporanea presenza di Bramante e Leonardo, rappresenta una seria candidata. E proprio Leonardo, fra i suoi innumerevoli studi, darà un grande contributo al miglioramento pratico delle condizioni di vita nella città: cerca di garantire più adeguate condizioni igieniche, studia le strade su diversi livelli, progetta assiduamente canali e corsi d’acqua. La sua visione non è certo utopica ma pratica, moderna in quanto razionale; non una proposta fantastica ed irrealizzabile ma un progetto concretamente spendibile per migliorare la vita dei cittadini, in linea con le migliori idealità dell’umanesimo civile. Questa tensione progettuale ed operativa al contempo, nella mente di Leonardo, sfocia in studi e progetti che riguardano la città di Vigevano, che diventa quindi un modello ideale, non in senso astratto ma in quello di una possibilità agognata e perseguibile, degna di una vera realizzazione. L’attuale splendore cittadino con la piazza, il castello e le meravigliose scuderie, ci ricorda ancora, a distanza di 500 anni, la compresenza delle menti più fulgide e geniali e la presenza di un dibattito tipico della cultura più alta del Rinascimento europeo.