Lunedì 29 Aprile 2024

Ora perfino i Real Bodies s’ispirano ai suoi disegni

Apre in laguna l’edizione speciale “Leonardo Da Vinci. Anatomy” e il pubblico scopre gli studi del grande Maestro sul corpo umano

Una delle tante riproduzioni ispirate ai disegni anatomici di Leonardo

Una delle tante riproduzioni ispirate ai disegni anatomici di Leonardo

«Fu tra i primi (come odo dire) che cominciò a illustrare con la dottrina di Galeno le cose di medicina, e a dar vera luce alla notomia, fino a quel tempo involta in molte e grandissime tenebre d’ignoranza». Così scriveva Giorgio Vasari nelle sue Vite a proposito del professor Marco Antonio della Torre, docente di Medicina all’Università di Pavia, che collaborò con Leonardo da Vinci alla dissezione anatomica di cadaveri. Nel cinquecentenario vinciano si fa un gran parlare del Leonardo artista e ingegnere, meno lo si conosce come anatomista e studioso del corpo umano. Eppure i bozzetti anatomici che ci ha lasciato, la maggior parte conservati alla Royal Library del Castello di Windsor, sono molti e affascinanti nella meticolosità del tratto e nella fedeltà a quell’“originale” che oggi possiamo indagare anche con altri strumenti, come la radiografia, ma che al tempo si poteva conoscere solo sezionando un cadavere.

A DIVULGARE questo aspetto di Leonardo, con attenta precisione scientifica, sarà la mostra Leonardo da Vinci.Anatomy, dal 18 maggio al 30 settembre a Palazzo Zaguri di Venezia. La mostra è un’edizione speciale della notissima Real Bodies, oltre il corpo umano, e non stupisce che a colmare questo vuoto espositivo siano gli stessi che negli anni hanno fatto conoscere a oltre 50 milioni di visitatori nel mondo come è fatto il corpo umano senza tabù e senza lasciarsi intimidire dalle critiche che, soprattutto all’inizio, furono moltissime. Se la dissezione umana oggi è un metodo largamente praticato in ambito scientifico, il tabù sui cadaveri resta forte, tanto che le «molte e grandissime tenebre d’ignoranza» di cui parlava Vasari sono rimaste nella gente comune. «Le persone non sanno che un polmone è più grande dell’altro», spiega Mauro Rigoni, amministratore della VeniceExhibition e direttore della mostra, «non sa dove sono posizionati i reni, quanto è grande il fegato». Oggi le critiche non arrivano più dalla Chiesa («anzi, vengono moltissimi preti e suore a visitarla. Dopotutto le chiese sono piene di reliquie»), ma da alcuni benpensanti, che lamentano quella che secondo loro sarebbe la spettacolarizzazione dei cadaveri esposti: «Ma le persone non la visitano per il gusto del macabro», spiega Rigoni,«ci sono famiglie, bambini; la metà sono studenti o addetti ai lavori, l’altra metà è gente comune che vuole capire realmente come siamo fatti dentro, vuole vedere quello che hanno visto i medici a cui si sono affidati. Non c’è nessuno che possa rimanere indifferente perché è un argomento che ci riguarda tutti. Il nostro corpo è la cosa che ci è più familiare e assieme la più sconosciuta». Leonardo da Vinci. Anatomy mette a confronto quaranta disegni del Maestro con altrettanti reperti anatomici ottenuti attraverso la plastinazione, un sistema di conservazione di elementi organici messo a punto alla fine degli anni Novanta in Germania e oggi utilizzato nelle Università per le lezioni di anatomia e per perfezionare le pratiche di endoscopia. Solo tre dei reperti in mostra – l’Uomo Vitruviano, il feto e il coito in sezione longitudinale – sono già stati esposti, mentre gli altri saranno visibili per la prima volta a Venezia. In tutti i casi l’esattezza dei disegni dimostra come essi si basassero sullo studio di veri cadaveri e non soltanto sulla riproduzione di studi precedenti a Leonardo. Anche l’allestimento della mostra è in stile cinquecentesco, con una collezione di attrezzi chirurgici originali e la ricostruzione di una sala di dissezione dell’epoca. «Guardare l’uomo da dentro», conclude Mauro Rigoni, «è anche un modo per capire che siamo tutti fatti allo stesso modo, non importa il colore della pelle, la provenienza e la religione. È anche questo che vorrei che vedesse il pubblico della mostra di Venezia».