Originaria dell’America meridionale e centrale, la patata – il cui nome botanico è Solanum tuberosum – dopo la scoperta di Colombo si è diffusa in tutto il mondo. Le varietà coltivate in Europa discendono da quelle andigene, cioè dalle patate arrivate in Spagna nella prima metà del 1500.
In Italia, grazie alla sue notevoli capacità di adattamento alle diverse condizioni climatiche, questo tubero viene coltivato da nord a sud, in diversi periodi dell’anno e a diverse altitudini. Fra le 319 IG italiane del cibo, la patata, vanta ben sei Dop e Igp. Tra il 2010 e il 2016 due nuove Dop e quattro nuove Igp di patate hanno coinvolto più regioni italiane: la Calabria, l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Puglia, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, tracciando un ideale percorso del gusto.
La Patata della Sila, coltivata sull’altopiano calabrese, ha ottenuto nel 2010 il marchio Igp. Ha ottime caratteristiche nutrizionali ed è ideale per essere fritta. Risale sempre al 2010 la certificazione Dop della Patata di Bologna, delicata al palato e particolarmente versatile. La patata dell’Alto viterbese, marchio Igp dal 2014, è prodotta dagli anni ’70 nell’area intorno al Lago di Bolsena, su terreni vulcanici ricchi di potassio. La Patata Novella di Galatina in Puglia, coltivata nel Salento e sulle coste ioniche, è DOP dal 2015.
L’80% dei tuberi della Patata Novella di Galatina DOP è destinato al mercato nord-europeo, in particolare quello tedesco. Lo stesso anno ottiene l’IGP la Patata Rossa di Colfiorito, buccia rossa e polpa gialla, coltivata nell’Appennino Umbro-Marchigiano, a partire dai 470 metri di altitudine e su terreni silicei. La ’Rossa’ di Colfiorito, nota per la tenuta della cottura, è adatta per ogni tipo di preparazione.
Nel 2016 arriva l’IGP per la Patata del Fucino, in Abruzzo, apprezzata per la sua sapidità e la capacità di conservazione. È coltivata in diverse varietà – sia a buccia gialla che rossa – sopra i 600 metri di altitudine in nove comuni della provincia dell’Aquila. Il Consorzio di Tutela Patata del Fucino IGP rappresenta oltre l’80% della produzione certificata IGP. I produttori sono riuniti nel Consorzio per la valorizzazione di questo tubero, che in Abruzzo era originariamente conosciuto come ‘Patata di Avezzano’, poi registrata nel 2016 con il nome di Patata del Fucino IGP.