Il professor Stanganelli: «Massima attenzione anche per under 50 e per i giovanissimi, non solo per le fasce più a rischio»
Oggi il melanoma si può prevenire, ed è bene farlo senza indugi. Un messaggio che “Oltre la pelle“, campagna di sensibilizzazione patrocinata da società scientifiche e associazioni pazienti, sta portando avanti. Proteggersi è doveroso, vale per tutti, esistono persone che hanno un maggior rischio, per via del fototipo, del lavoro che svolgono (marinai, portuali), o per la propensione alle scottature.
Di tutto questo è bene essere consapevoli, così come è doveroso sapere che negli ultimi anni la cura del melanoma ha subito una vera rivoluzione, grazie a farmaci sempre più efficaci. Ne parliamo con Ignazio Stanganelli, presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI). «C’è una popolazione affamata di mare, affamata di raggi solari, che vuole recuperare la vita all’aria aperta d’estate dopo le chiusure del Covid, ma bisogna stare attenti».
«Il melanoma – spiega il professor Stanganelli, docente all’Università di Parma – è uno dei tumori che colpisce di più le persone giovani, anche sotto i 50 anni. È soprattutto a loro, e ai giovanissimi, che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, invitandoli a controllarsi con costanza dal dermatologo, a limitare la dose cumulativa di raggi solari assorbiti già a partire dagli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Le donne si proteggono di più, utilizzano le creme solari, anche questo conta».
Parlando del rischio di insorgenza, questo è legato a fattori genetici, fenotipici e ambientali. Il più importante consiste nell’esposizione ai raggi UV, in rapporto alle dosi assorbite, al tipo di esposizione (intermittente più che cronica) e all’età (a maggior rischio le ustioni solari in bambini e adolescenti). Fortemente sconsigliato, in questo senso, l’impiego di lampade abbronzanti.
Oltre alle campagne di sensibilizzazione sui rischi dell’esposizione solare e sul riconoscimento dei fattori di rischio (quali il fototipo) occorre potenziare i programmi di screening cercando di intercettare in particolare le persone più difficilmente raggiungibili e incentivare l’autoesame dei nei, sia dei propri, sia quelli dei familiari.
L’esame visivo della pelle è il metodo di screening di base nella prevenzione secondaria (diagnosi precoce) del melanoma. Fondamentale integrare l’esame clinico a occhio nudo con la valutazione strumentale in dermoscopia. Negli ultimi anni la mappatura dei nevi, i sistemi computerizzati di diagnosi assistita e recentemente la microscopia laser confocale, sono entrati nel percorso diagnostico con risultati promettenti.
«Da anni – ricorda Stanganelli, responsabile Skin Cancer Unit IRST IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola – è in auge la regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi irregolari, Colore disomogeneo, Dimensioni, Evoluzione rapida) utile a sensibilizzare la popolazione e i medici per la diagnosi precoce. Altro indicatore è il segno del Brutto Anatroccolo, un nevo con caratteristiche diverse dagli altri nevi, la possibilità che sia un potenziale melanoma è alta. Rimane da citare infine il melanoma nodulare che, per la rapida crescita e le caratteristiche biologiche, è più aggressivo».
Occorre qui ribadire l’importanza dei controlli, perché una diagnosi precoce consente l’asportazione chirurgica del melanoma in maniera circoscritta. Lo spessore di Breslow misurato in millimetri, indicato dal patologo nel referto, rappresenta il fattore prognostico più importante. I dati rilevano l’importanza di eseguire una diagnosi precoce: un melanoma confinato all’epidermide (in situ) è guaribile, i pazienti con lesioni sottili (Breslow sotto il millimetro) hanno una prognosi a 5 anni eccellente.
La campagna “Oltre la pelle – La prevenzione al centro scende in piazza” diffonde a tutti la cultura della prevenzione (www.oltrelapelle.it). Prossimi incontri itineranti sono in programma il 26 maggio a Catania, mentre dal 9 all’11 giugno il tour si sposta a Rimini.