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Prostata, terapia mirata frena le metastasi

Apalutamide, inibitore del recettore degli androgeni, si assume per bocca e può rappresentare un'alternativa alla chemio

24/07/2022 - di Alessandro Malpelo

La prostata nell’uomo (come la mammella nella donna) è forse l’organo sul quale, più di qualunque altro, si concentra l’attenzione in termini di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori. La strategia, nelle neoplasie prostatiche, punta a discriminare le forme aggressive da quelle a basso grado di evolutività, studiando le mutazioni, quindi i diversi profili molecolari. Nelle forme avanzate, anche in presenza di metastasi, oggi i medici hanno a disposizione farmaci con profili di efficacia e tollerabilità indicati a seconda dello stadio e della sensibilità agli ormoni. «La scommessa è quella di somministrare il farmaco migliore, su misura per quel paziente», ha dichiarato Orazio Caffo, primario oncologo all’Ospedale Santa Chiara di Trento. Dunque, personalizzare le terapie sulla base delle caratteristiche cliniche, fisiopatologiche e genetiche riscontrate.

 

La ricerca ha portato alla scoperta di un farmaco che si prende per bocca e rappresenta una importante alternativa alla chemioterapia nel trattamento di questa neoplasia. Si tratta di apalutamide, antitumorale in compresse inibitore del recettore degli androgeni, sviluppato da Janssen, gruppo Johnson & Johnson. Già rimborsato nel carcinoma prostatico resistente alla castrazione (nmCRPC), apalutamide è ora disponibile, rimborsato in virtù della decisione dell’Aifa, anche nei pazienti in cura per carcinoma prostatico metastatico sensibile agli ormoni (mHSPC), in combinazione con la terapia di deprivazione androgenica.

 

In Italia il cancro della prostata è il tumore più frequente tra i maschi adulti, oltre il 20% di tutti quelli diagnosticati sopra i cinquant’anni. La maggior parte delle diagnosi riguarda ultrasessantacinquenni. Apalutamide, prodotto in Italia nello stabilimento Janssen di Latina, induce autodistruzione (per apoptosi) delle cellule maligne, e riduce la replicazione maligna. Esercita tale funzione, spiegano i farmacologi, bloccando i recettori degli androgeni ai quali si lega il testosterone, ormone che spinge il carcinoma prostatico a svilupparsi. Il farmaco quindi riduce il rischio di esito letale nei pazienti meno fortunati, ovvero prolunga la sopravvivenza. Negli studi sul carcinoma prostatico metastatico sensibile agli ormoni si registra riduzione del rischio di morte fino al 48%, la sopravvivenza libera da progressione secondaria di malattia migliora del 38%.

 

Apalutamide mantiene una buona qualità di vita durante il trattamento, ritardando nel tempo il ricorso alla chemioterapia (meno effetti collaterali) con un 73% di riduzione del rischio di progressione del Psa, indicatore della malattia. «Apalutamide – aggiunge Caffo – è una terapia ben tollerata, con un profilo assolutamente favorevole. Stiamo ottenendo una cronicizzazione della malattia con mantenimento di una buona qualità della vita». Questa terapia, studiata nelle diverse casistiche, era già in commercio come cura del tumore alla prostata resistente alla castrazione non metastatico, e adesso viene prescritta anche nel tumore metastatico sensibile alla castrazione, una malattia più avanzata e più importante.

 

«La possibilità di sostituire la chemio con le compresse da prendere per bocca ha un impatto molto positivo sulla vita del paziente», dice Maria Laura De Cristofaro, presidente di Europa Uomo Italia. Con questa terapia, infatti, il paziente non deve recarsi in ospedale, ma può curarsi comodamente a casa, rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, che a sua volta risparmia tempo e risorse.

 

Per combattere il tumore alla prostata, ricorda la presidente dell’associazione di volontariato, la diagnosi precoce è fondamentale, dai 50 anni in su bisogna parlare con il proprio medico di fiducia, fare almeno una volta l’anno l’esame del Psa, e una visita urologica di controllo». Ma il problema, secondo De Cristofaro, è che la comunicazione su questi temi e insufficiente. «Si parla tantissimo del tumore al seno, bisogna fare la stessa cosa per il tumore alla prostata. Anche in campo maschile abbiamo bisogno di avere l’alleanza delle istituzioni».