Alzheimer: perché i tassisti si ammalano meno?

Una recente ricerca americana spiega perché i conduttori di auto pubbliche hanno un rischio basso di sviluppare la malattia neurodegenerativa più diffusa nel mondo

di Redazione Salus
28 gennaio 2025
Secondo una ricerca, l'attività quotidiana di navigazione spaziale complessa dei tassisti potrebbe contribuire a rafforzare il loro ippocampo proteggendoli così dalla degenerazione tipica dell'Alzheimer

Secondo una ricerca, l'attività quotidiana di navigazione spaziale complessa dei tassisti potrebbe contribuire a rafforzare il loro ippocampo proteggendoli così dalla degenerazione tipica dell'Alzheimer

Un recente studio condotto da Perry Wilson, professore associato di Medicina e Salute Pubblica a Yale, e pubblicato sulla piattaforma scientifica Medscape ha evidenziato un'interessante, e per certi versi curiosa, correlazione tra la professione di tassista e una minore incidenza della malattia di Alzheimer. Secondo i ricercatori, l'attività quotidiana dei tassisti, fatta per gran parte della giornata di quella che è stata scientificamente definita “navigazione spaziale complessa”, potrebbe contribuire a rafforzare l'ippocampo, una struttura cerebrale cruciale per la memoria e l'orientamento spaziale, proteggendo così dalla degenerazione tipica dell'Alzheimer.

L'ippocampo e la sua funzione

L'ippocampo, situato in profondità nel cervello, è essenziale per la conversione delle memorie a breve termine in memorie a lungo termine e per la formazione delle mappe spaziali che utilizziamo per navigare nel nostro ambiente. Studi precedenti hanno dimostrato che tassisti esperti, come quelli di Londra, possiedono un ippocampo significativamente più grande rispetto alla media, attribuito all'esigenza di memorizzare e navigare attraverso percorsi complessi senza l'ausilio di strumenti come il navigatore GPS.  

Su 8.972.221 persone morte analizzate per professione, il 3,88% (348.328) aveva la malattia di Alzheimer elencata come causa di decesso. Tra i tassisti, solo l'1,03% è morto di Alzheimer
Su 8.972.221 persone morte analizzate per professione, il 3,88% (348.328) aveva la malattia di Alzheimer elencata come causa di decesso. Tra i tassisti, solo l'1,03% è morto di Alzheimer

Lo studio recente

Lo studio in questione ha analizzato i certificati di morte di oltre 8,9 milioni di individui deceduti negli Stati Uniti tra il 2020 e il 2022, esaminando 443 diverse professioni. I risultati hanno indicato che tassisti e autisti di ambulanze presentavano le percentuali più basse di decessi attribuiti all'Alzheimer, anche dopo aver aggiustato i dati per fattori come età, sesso, razza e livello di istruzione.

Ipotesi e considerazioni

Gli autori dello studio ipotizzano che l'attività di navigazione spaziale complessa possa rafforzare l'ippocampo, rendendolo più resistente alla degenerazione associata all'Alzheimer. Tuttavia, è importante notare che lo studio si basa su dati post-mortem, il che significa che i risultati si riferiscono solo agli individui deceduti. Pertanto, è possibile che i tassisti abbiano una maggiore probabilità di morire per altre cause prima di sviluppare l'Alzheimer, il che potrebbe influenzare i risultati.

Implicazioni pratiche

Sebbene non sia praticabile per tutti intraprendere la professione di tassista, lo studio suggerisce che impegnarsi regolarmente in attività che richiedono una navigazione spaziale complessa potrebbe contribuire a mantenere l'ippocampo in salute. Ciò potrebbe tradursi in pratiche quotidiane come ridurre l'uso del GPS, esplorare nuovi percorsi o impegnarsi in attività che stimolano la memoria spaziale.

Concludendo quindi, mentre sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno la relazione tra l'attività di navigazione spaziale e la protezione contro l'Alzheimer, questo studio offre spunti interessanti su come determinate attività cognitive possano influenzare la salute del cervello.