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Logopedisti e caregiver, l’unione fa la forza

Fondamentale il ruolo di chi assiste i pazienti con disturbi del linguaggio, diventando un vero e proprio ‘partner comunicativo

18/03/2024 - di Giada Sancini
caregiver

Dei tre milioni di caregiver italiani, ovvero persone che si occupano dell’assistenza di persone fragili, circa un milione si dedica ai pazienti con disturbi del linguaggio, dove agisce da ‘partner comunicativo’ tramite l’utilizzo di approcci codificati. E in caso di disturbi della deglutizione fornisce invece un aiuto chiave nell’organizzare e gestire i pasti secondo quanto concordato con il logopedista. Insomma, accanto al logopedista il caregiver è un vero e proprio pilastro nel supporto di coloro che seguono cure logopediche.

 

I caregiver possono contribuire alla prevenzione e rieducazione dei disturbi della comunicazione e della deglutizione e sono anche un ‘ponte comunicazionale’ nel dialogo con loro così come nell’interazione con persone con demenze e afasia (come Bruce Willis). In sostanza agiscono tramite l’utilizzo di approcci codificati come il Communication Partner Training o la Comunicazione Aumentativa Alternativa, e con una serie di azioni e strategie condivise con familiari, amici e altri professionisti per favorire il dialogo e l’interazione.

 

«I logopedisti riconoscono il ruolo cruciale del caregiver nella gestione del paziente e della persona fragile con disturbi del linguaggio. La nostra collaborazione con queste figure di riferimento – spiega Tiziana Rossetto, logopedista e presidente della FLI (Federazione Logopedisti Italiani, www.fli.it) – è una pratica consolidata già da ben prima del 2020, anno della pandemia, in cui è emerso a pieno titolo il loro valore nel tessuto sociale, e che si è incrementata nel tempo. La collaborazione con il caregiver comincia dunque dal primo incontro, con la stesura dell’anamnesi e la valutazione indiretta tramite interviste e questionari, e prosegue via via fino ai follow-up e alle dimissioni».

 

Un aiuto che diviene fondamentale «in caso di disturbi del linguaggio come l’afasia o le difficoltà comunicativo-linguistiche – aggiunge Ilaria Ceccarelli, logopedista FLI (ASL Roma 4) –. Qui il caregiver agisce da ‘partner comunicativo’ tramite l’utilizzo, ad esempio, di approcci codificati come il Communication Partner Training o la Comunicazione Aumentativa Alternativa, e con una serie di azioni e strategie condivise con familiari, amici e altri professionisti per favorire il dialogo e l’interazione».

 

«Anche in casi di disturbi della deglutizione – precisa Raffaella Citro, logopedista FLI (A.O.U. Ruggi D’Aragona, Salerno) – il caregiver fornisce un aiuto chiave nell’organizzare e gestire i pasti secondo quanto concordato con il logopedista in termini di consistenza dei cibi, tempi di somministrazione, posture facilitanti, con un importante ruolo di monitoraggio per la sicurezza della persona assistita, i cui gusti e preferenze, con il supporto del caregiver, sarà possibile rispettare».

 

«Negli ultimi anni, inoltre – aggiunge Anna Giulia De Cagno, Logopedista vicepresidente FLI – si è affermato il fondamentale ruolo del caregiver nella terapia indiretta o mediata, soprattutto per l’età evolutiva, in cui il logopedista condivide con le figure di riferimento, strategie da utilizzare nei contesti di vita quotidiana per una stimolazione adeguata delle competenze socio-conversazionali e linguistiche». «Inoltre, quando si parla di caregiver non dobbiamo dimenticare che si tratta soprattutto di donne – ricorda Tiziana Rossetto –. È su di loro che ancora maggiormente grava l’assistenza in famiglia, secondo le stime diffuse dal Ministero degli Affari Sociali. Eppure, il loro valore nel tessuto sociale non è riconosciuto e non riceve la giusta dignità in rapporto all’operato offerto. Anche perché, secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono a maggior rischio per sintomi depressivi (34% vs 14% nell’uomo) e in generale per un peggioramento dello stato di salute complessivo (67% vs 53%)», conclude la presidente Rossetto.