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La forma del cervello influisce sul nostro modo di pensare

Una nuova via per studiare malattie e invecchiamento

06/06/2023

E se fosse la forma del nostro cervello non soltanto a influenzare il nostro modo di pensare e di “funzionare”, ma anche a predire il rischio di malattie psichiatriche e neurologiche? Ad andare in questa direzione è l’analisi matematica di oltre 10.000 mappe dell’attività cerebrale umana ottenute con la risonanza magnetica dai ricercatori del Turner Institute for Brain and Mental Health presso la Monash University in Australia. I risultati, pubblicati su Nature, potrebbero aprire una nuova strada per studiare più facilmente come il cervello funziona, si sviluppa, si ammala e invecchia.

 

Lo studio dimostra infatti che la forma del cervello rappresenta un forte vincolo anatomico per la funzione cerebrale, “proprio come la forma di un tamburo influenza i suoni che può emettere”, spiega il coordinatore del gruppo di ricerca Alex Fornito. La scoperta mina dunque la convinzione comune che i nostri pensieri e le nostre esperienze siano determinati dal modo in cui le diverse regioni del cervello comunicano tra loro attraverso una complessa rete fatta di miliardi di connessioni cellulari. Inoltre “ci dice che gli approcci tradizionali alla mappatura del cervello possono mostrare solo la punta dell’iceberg quando si tratta di capire come il cervello funziona”, sottolinea il primo autore dello studio, James Pang. “Questi risultati – aggiunge Fornito – aumentano la possibilità di prevedere il funzionamento del cervello direttamente dalla sua forma, aprendo nuove strade per esplorare come il cervello contribuisce alle differenze individuali nel comportamento e al rischio di malattie psichiatriche e neurologiche”. “Il lavoro – conclude Pang – apre la possibilità di comprendere gli effetti di malattie come la demenza e ictus prendendo in considerazione i modelli della forma del cervello, che sono molto più facili da gestire rispetto ai modelli dell’intera gamma di connessioni del cervello”.

 

A proporre un nuovo modello di come funziona il cervello, che consente di capire meglio perché e come questo varia da individuo a individuo, anche uno precedente studio, sempre pubblicato sulla rivista scientifica “Science”. “Ognuno ha un cervello diverso, che non è per niente come quello che conosciamo dai libri di testo”, aveva spiegato la neuroscienziata Stephanie Forkeldella Radboud University di Nimega, in Olanda, una delle autrici del lavoro. Le recenti scoperte dei ricercatori australiani potrebbero portare al superamento della “teoria della rete”.