I casi di vaiolo delle scimmie registrati nelle ultime settimane al di fuori dei contesti territoriali in cui circola abitualmente il virus potrebbero essere solo la punta dell’iceberg.
L’allerta è arrivato da Sylvie Briand, responsabile prevenzione dell’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms). In molti casi si presentano con manifestazioni cutanee (vescicole simili alla varicella, malattia esantematica dell’infanzia e adolescenza) per cui è opportuno conoscere e distinguere le due forme, compito demandato al medico, ma tutti siano responsabilizzati. Ecco cosa sappiamo.
Secondo l’Oms, nella stragrande maggioranza dei casi segnalati finora manca un collegamento diretto con un’area endemica in Africa, quindi va considerato come un focolaio nuovo. Inoltre l’Oms rileva che l’improvvisa comparsa simultanea del vaiolo delle scimmie in diversi Paesi non endemici, come avvenuto in Europa e in America Latina, suggerisce che potrebbe esserci stata una trasmissione che per qualche tempo è sfuggita alla sorveglianza, cioè il virus si è disseminato indisturbato.
Due persone che risultavano esposte al rischio contagio sono state vaccinate in Francia, in un ospedale parigino, con il vaccino Imvanex, dopo che le autorità sanitarie francesi hanno raccomandato la vaccinazione per le persone entrate in contatto con il virus. Imvanex è un vaccino impiegato per l’immunizzazione contro il vaiolo negli adulti. Contiene una versione modificata del virus Vaccinia Ankara, imparentato con il virus del vaiolo, concepita in modo da stimolare le difese immunitarie dell’organismo senza replicarsi al suo interno.
Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit), considera rara l’eventualità di procedere alla vaccinazione preventiva e solo in riferimento, come prevede anche la circolare del ministero della Salute, ai contatti a più alto rischio come ad esempio gli operatori sanitari, nel caso siano appunto venuti in contatto stretto con soggetti contagiati. Dal momento tuttavia che gli operatori sanitari sono dotati di mezzi e strumenti di protezione, il rischio di infettarsi è minimo, considerando che questa malattia è a bassa contagiosità. Nel caso si decidesse di procedere alle vaccinazioni, sottolinea il professor Andreoni, docente all’Università di Roma Tor Vergata, «si tratterebbe dunque di un numero limitatissimo di casi, sia tra gli operatori sanitari, sia tra i contatti stretti». È «bene che ci siano delle scorte di vaccino antivaiolo in Italia, ma non ci aspettiamo un andamento – conclude l’infettivologo – che possa richiedere l’utilizzo delle dosi vaccinali presenti». Dunque, in questo momento non c’è bisogno di attuare una vaccinazione sistematica della popolazione contro il monkeyvirus, non è come il Covid, ma ricordiamo sempre la necessità di difenderci da tutte le altre patologie iinfettive per le quali esiste la possibilità di farlo, secondo il calendario vaccinale della vita.
In Italia, nel laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano è stato isolato ultimamente il monkeyvirus, un poxvirus parente del virus del vaiolo umano, una piaga ben più grave, che per fortuna è stata totalmente eradicata grazie alle vaccinazioni di massa a livello planetario. Del monkeypoxvirus esistono due varianti, tutte due con un serbatoio endemico in Africa. Una è più pericolosa dell’altra. Sembra che l’epidemia arrivata in Europa sia dovuta al virus meno patogeno.
Smentita da più parti la circostanza secondo la quale il poxvirus si trasmette in conseguenza esclusiva di contatti fisici gay-bisex. Questo virus, insomma, può attaccare anche gli eterosessuali monogami, anche la via di trasmissione attraverso rapporti sessuali non esclude che si possano verificare anche altre vie di contagio. Accertamenti su un caso sospetto di vaiolo delle scimmie sono stati eseguiti di recente ad Ancona, presso la clinica di malattie infettive, su una donna di 24 anni.
L’ultimo caso sospetto osservato in Italia presentava un eritema diffuso con vescicole e papule disseminate sulla pelle, difficoltà respiratoria, cefalea, febbre pregressa. Questo poxvirus delle scimmie (Mpxv la sigla tecnica) ha un decorso generalmente benigno, e richiede di eseguire una diagnosi differenziale con altre malattie esantematiche, ad esempio può somigliare a una varicella per via delle vescicole che si formano sull’epidermide, con comparsa di rash cutaneo (arrossamento ed eruzioni con una tipica geografia cutanea). Nel caso del monkeyvirus le vescicolo mostrano una localizzazione anche sugli organi genitali.
Un cluster, una sequenza numericamente significativa, si è manifestata come sappiamo in un gruppo di turisti europei al ritorno da una vacanza alle Canarie, dove avevano avuto contatti anche di natura sessuale, casistica e circostanze riscontrate allo Spallanzani di Roma, dove sono stati individuati e curati i primi tre pazienti infettati dal vaiolo delle scimmie. Sono più di 200 i casi di contagio da poxvirus nel mondo, la maggior parte si registrano in Europa, ma ne sono stati trovati anche in America Latina.
La particolarità secondo la quale la popolazione coperta dalla antivaiolosa è difesa pure dal vaiolo delle scimmie ha fatto riemergere la paura che possa ritornare nel mondo la piaga del vaiolo vero. Quest’ultima è un’eventualità considerata improbabile.
Le vaccinazioni