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Il gatto? Ha nove vite e quasi trecento facce

Orecchie e baffi in avanti esprimono intenzioni amichevoli, le pupille ristrette segnalano un prossimo attacco

20/11/2023 - di Gloria Ciabattoni

È l’animale magico per eccellenza, già sacro agli Egizi, amico delle streghe, dotato, si dice, di una sensibilità speciale: è il gatto, compagno del 18,3% delle famiglie italiane (4 milioni), che comunque preferiscono il cane (ne possiedono almeno uno il 27,1 per cento delle famiglie, circa 5,9 milioni), ritenuto più affidabile. Forse perché è stato addomesticato prima e in varie parti del mondo: nel Sud-Est asiatico circa 12.000 anni fa, nell’America del Nord tra i 13.000 e gli 11.000 anni fa, nell’America del Sud circa 8.000 anni fa. Il gatto è stato addomesticato “solo” circa 10.000 anni fa in Mesopotamia, come accertano studi recenti su Dna di gatti europei, asiatici e africani, pubblicati sulla rivista Heredity da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla genetista Leslie A. Lyons dell’Università del Missouri. «A dire il vero possiamo riferirci ai gatti come semi-addomesticati – sottolinea Lyons – perché se li lasciassimo liberi in natura, probabilmente continuerebbero a cacciare e potrebbero sopravvivere da soli. A differenza dei cani e di altri animali domestici, non abbiamo cambiato molto il comportamento addomesticandoli, quindi i gatti dimostrano ancora una volta di essere animali speciali».

 

Speciali dunque anche per la scienza, che ha indagato anche quel meccanismo che tanto piace agli umani: le fusa. Come fanno i gatti a farle? Ci riescono grazie a speciali cuscinetti di tessuto connettivo nella laringe, che fanno oscillare le corde vocali a frequenze più basse generando quelle vibrazioni così particolari. Questo non implica necessariamente una contrazione attiva dei muscoli, ma può avvenire in automatico quando il cervello ha inviato un comando per innescarla. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology da un team internazionale di esperti guidato da Christian Herbs dell’Università di Vienna.

 

E sempre per cercare di capire il mondo felino, arriva un altro studio, che indaga sulle espressioni facciali di Micio, che non sarebbe certo un tipo impercettibile. I gatti comunicano chiaramente le loro intenzioni ostili o amichevoli, secondo uno studio di due ricercatrici dell’Università della California a Los Angeles analizzando i video registrati in un CatCafè. È così emerso che i gatti hanno 276 espressioni facciali diverse, ciascuna combina circa quattro dei 26 movimenti facciali unici di cui i gatti sono capaci, come labbra socchiuse, mascella abbassata, pupille dilatate o ristrette, battiti di ciglia, leccate del naso, baffi protratti o retratti e varie posizioni delle orecchie. Gli esseri umani hanno 44 movimenti facciali unici, mentre i cani ne hanno 27. La maggioranza delle espressioni filmate durante lo studio erano amichevoli (45%) o aggressive (37%), mentre il restante 18% era ambiguo. Il significato delle espressioni feline non è del tutto chiaro, ma solitamente i gatti tendono a muovere le orecchie e i baffi verso un altro gatto durante le interazioni amichevoli e ad allontanarli nelle interazioni ostili. Anche le pupille ristrette e il leccamento delle labbra caratterizzano gli incontri tra rivali. Però ci sono ancora espressioni non codificate… che fanno parte del fascino e del mistero di quelle che Théophile Gautier definì «le tigri dei poveri».