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La malaria torna negli Usa, casi di contagi autoctoni

In quest'estate 2023 confermati nove casi di malaria localmente acquisiti in Texas e Florida, più uno nel Maryland

29/08/2023

Eliminata ufficialmente dagli Usa dal 1951, la malaria avrebbe rialzato la testa: nel corso di quest’estate 2023 sono stati confermati nove casi localmente acquisiti in Texas e Florida. Nello stato del Maryland, a fornire conferma ufficiale, è stato lo stesso dipartimento alla Salute, che ha constatato il contagio di una persona che è stata ricoverata brevemente ed ora si sta riprendendo a casa. Siamo di fronte al primo caso autoctono di malaria nello Stato del Maryland da più di 70 anni.

 

In realtà, ogni anno, negli Stati Uniti si verificano circa 2.000 contagi da malaria, ma sinora tutti erano stati fatti risalire a viaggi all’estero compiuti dai malati o a contatti ravvicinati con stranieri portatori del virus. Ora le autorità del Maryland e dell’area di Washington invitano la popolazione a recarsi dal medico in caso di possibili sintomi della malattia, come febbri, nausea, vomito, diarrea o dolori muscolari.

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce la malaria umana una malattia seria, prevenibile e curabile se diagnosticata tempestivamente e trattata con farmaci adeguati. E’ fondamentale, dunque, un corretto sistema di informazione e prevenzione per scongiurare conseguenze letali. Attualmente la malaria risulta diffusa principalmente in zone tropicali e subtropicali ma, come mostrano i casi a stelle e strisce, possono verificarsi casi anche in località dove per decenni è stata debellata. A causare la malattia alcuni protozoi parassiti trasmessi all’uomo da zanzare femmine infette, del genere Anopheles: è utile sapere che le abitudini di puntura di questi insetti sono notturne, motivo per cui sono le ore crepuscolari quelle più a rischio di contrarre la malaria, soprattutto in zone endemiche. I sintomi, a seconda della specie di plasmodio, compaiono dopo 7, 15 o più giorni dalla puntura della zanzara infetta. L’Oms raccomanda di confermare con la diagnosi di laboratorio tutti i casi di sospetta malaria prima di somministrare il trattamento terapeutico.