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Crema solare per “salvarsi la pelle“

Il sole è fonte di vitamina D e fa bene alla salute e all’umore, ma occorre proteggersi dall’eccessiva esposizione

21/05/2023 - di Maurizio Maria Fossati

Il sole è vita, ce lo dice la biologia. Ma fa anche piacere sentirlo sul corpo. E fa bene alla salute in quanto stimola la attivazione della vitamina D, indispensabile nel processo di mineralizzazione delle ossa. Non solo. Fa bene anche all’umore perché favorisce la produzione e il rilascio di endorfine. Ma attenzione, bisogna esporsi con cautela, senza mai esagerare. E soprattutto senza mai scottarsi. È stato dimostrato infatti che le scottature, specialmente quelle che si verificano in giovane età, aumentano significativamente la probabilità di sviluppare problemi cutanei e tumori della pelle nel tempo.

 

È comunque certo che per “salvare la pelle” non basta usare una crema protettiva quando capita. Ci vogliono anche metodo e costanza. La prevenzione, infatti, va a braccetto con la continuità della protezione. «Per garantirsi una protezione efficace – afferma il dott. Andrea Beretta, specialista in Dermatologia di Milano – bisogna spalmare accuratamente prima dell’esposizione al sole tutte le parti del corpo esposte con una quantità adeguata di crema protettiva: circa un millimetro di spessore sulla pelle, che equivale a riempire di crema il centro del palmo della mano per ricoprire l’intero viso (40 grammi circa per l’intero corpo). L’operazione deve poi essere ripetuta ogni due ore. Spalmare e rispalmare serve anche per evitare che sudore, bagni e la progressiva attivazione del filtro solare diminuiscano l’efficacia del prodotto. Ed è da smentire il falso timore che le protezioni solari diminuiscano la benefica attivazione della vitamina D».

 

«Indubbiamente – continua il dottor Beretta – la sensibilità al sole di ciascuna persona dipende dal suo fototipo, determinato dall’etnia e dalle caratteristiche fisiche. E al vertice della sensibilità c’è chi appartiene al cosiddetto “fototipo 1“, caratterizzato da pelle chiara, talvolta lentigginosa, con occhi chiari, capelli biondi o rossi. L’SPF (Sun Protection Factor) è un indice del livello di protezione di un prodotto solare contro i raggi UV, misurato in laboratorio. Le persone con pelle chiara devono adottare un fattore di protezione 50+, mentre i fattori di protezione SPF30 possono essere usati da fototipi scuri o da chi ha la pelle già abbronzata, evitando sempre fattori inferiori».

 

Sappiamo che la pelle ha una sorta di “effetto memoria“ che porta a sommare i danni accumulati negli anni. Questo incide sulla salute cutanea degli anziani?

«Certo. Il fotodanno si manifesta in acuto, ma è soprattutto cumulativo. Questo significa che la pelle negli anni accumula i danni subiti senza possibilità di ritorno allo stato iniziale. Circa il 30% della popolazione ultracinquantenne ha forme di cheratosi attinica, che sono lesioni cutanee considerate precursori di alcune forme di cancro della pelle. Le cheratosi attiniche sono caratterizzate da eritema (colore rosso) e aree biancastre. Nella loro progressione tendono all’ipercheratosi che si manifesta con ispessimento della pelle e ruvidità superficiale. Queste situazioni vanno tenute sotto controllo dermatologico. Se trascurate, possono diventare più complicate da affrontare e nel 5% dei casi circa potrebbero evolvere negli anni in carcinomi spinocellulari».

 

Come si possono curare le cheratosi attiniche?

«Si eseguono “terapie di campo“. Questo significa che si tratta tutta l’area coinvolta dall’irraggiamento solare cronico e non la singola lesione. I trattamenti possono essere farmacologici o chemioterapici in crema, fino a passare al laser, alla terapia fotodinamica e alla crioterapia».

 

Acne e rosacea, due malattie della pelle piuttosto comuni. Risentono dell’influenza del sole?

«Il sole è uno dei principali responsabili dell’aggravamento della rosacea e può peggiorare l’acne, in assenza di precauzioni specifiche . Al contrario ha un ruolo benefico nei confronti della dermatite atopica, della psoriasi e di altre malattie eczematose».

 

 

Integratori, vitamine e tanti liquidi per allenarsi all’abbronzatura

 

 

La nostra salute dipende da ciò che mangiamo. È così anche per la nostra pelle. Per prepararsi al sole sarebbe bene, già a partire da un mese prima, assumere quotidianamente un integratore a base di antiossidanti come il betacarotene, il licopene, il selenio, lo zinco, il rame, e le vitamine E e C. Prodotti che aiutano a combattere la morte delle cellule cutanee sollecitate dall’irraggiamento solare. A tavola, l’alimentazione deve essere ricca di caroteinoidi e di vitamine. Carote, pomodori, rucola, basilico, peperoni, anguria, meloni, albicocche, pesche, papaia e mirtilli sono gli alimenti ideali per l’estate.

 

La vitamina A protegge e rigenera la pelle, la C aiuta a ricostruire il collagene e la vitamina E è un forte antiossidante. Queste vitamine non solo contrastano l’invecchiamento cutaneo, ma aumentano la produzione di melanina, quindi intensificano l’abbronzatura stessa. E poi, bere, bere, bere. Almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. A colazione anche un succo di frutta o un frutto di stagione. Il pranzo deve essere leggero: pesce, frutta fresca, un gelato o un frullato. Ricordate inoltre che i riflessi dell’acqua, della sabbia e della neve aumentano la dose di irraggiamento totale. Quindi cappellino, occhiali da sole e abiti coprenti. Sono da evitare le insolazioni “mordi e fuggi”, un weekend “a tutto sole” accelera l’invecchiamento cutaneo.

 

 

Minerali o chimici, i filtri bloccano i raggi ultravioletti

 

Non tutte le creme di protezione solare sono uguali. Dobbiamo infatti distinguere tra filtri “minerali“ e “non minerali“. I primi sono costituiti da polveri finissime (in genere ossidi di titanio o di zinco) che creano una barriera meccanica sulla pelle respingendo i raggi solari. Se usati in eccesso, i filtri minerali possono, in alcuni casi, ostruire le ghiandole sebacee e favorire la formazione di comedoni in chi ha la pelle grassa o acneica. I filtri non minerali (anche definiti chimici) agiscono “frenando“ e togliendo energia ai raggi ultravioletti. Molti dermatologi li preferiscono a quelli minerali, poiché più attivi e duraturi.

 

La melanina prodotta dalla pelle e l’acqua naturalmente presente (che assorbe parte dell’energia degli infrarossi) agiscono in maniera simile ai filtri chimici. Ma l’estate non fa nascere solo l’esigenza di creme che proteggano dal sole, spesso dobbiamo difenderci anche dagli altri agenti atmosferici. Una zona della pelle si arrossa con chiazze e papule? Si desquama e genera un fastidioso prurito? Probabilmente è dermatite eczematosa (eczema).

 

Qual è la causa? Solitamente all’origine c’è la secchezza della pelle, cioè la perdita di quello strato naturale di lipidi che normalmente la difende. In questa circostanza solitamente il dermatologo prescrive l’impiego di creme emollienti e idratanti da applicare quotidianamente che hanno il compito di riparare i danni causati da freddo o da qualunque altro agente esterno. In generale il sole ha un’azione benefica sui problemi irritativi, ma se siamo in vacanza spesso sottoponiamo la pelle a vento, salsedine, sfregamenti e altri processi irritativi. Se la pelle è ben idratata, sopporterà meglio tutti i “maltrattamenti“ dovuti alle nostre attività estive.