Certi episodi e situazioni fanno crescere il rischio di un colpo apoplettico nell'ora successiva
Le condizioni che possono portare a un ictus nel medio-lungo periodo, come ipertensione, obesità e fumo, sono da tempo al centro degli studi scientifici. Meno approfondita invece è la conoscenza di quei fattori che possono agire come innesco immediato dell’attacco. Proprio su di essi si è concentrato uno studio condotto dall’Università Nazionale d’Irlanda a Galway, che ha esplorato il collegamento fra rabbia, turbamento emotivo e sforzi fisici intensi, e il verificarsi di un’ischemia cerebrale.
I ricercatori sono partiti dai dati di Interstroke, un vasto studio su scala globale che ha esaminato oltre 13mila casi di ictus in pazienti di 32 paesi del mondo, allo scopo di individuare i principali, possibili fattori scatenanti in un lasso di tempo ristretto a ridosso del colpo apoplettico. “Abbiamo scoperto che la rabbia o un turbamento emotivo erano collegati a un aumento del 30% circa del rischio di ictus [sia ischemico che emorragico] nell’arco dell’ora successiva”, dice uno degli autori, il professor Andrew Smyth; le probabilità risultavano maggiori nelle persone senza un passato di depressione e in quelle con più bassi livelli di istruzione.
Lo sforzo fisico eccessivo – si intende una sollecitazione intensa non riconducibile al normale e salutare esercizio quotidiano – comportava un aumento del 60% del rischio di ictus emorragico entro un’ora, con valori maggiori riscontrati nelle donne e minori nei soggetti con indice di massa corporea regolare. In generale, il 9,2% dei pazienti colpiti da ictus (uno su dieci) era in uno stato di rabbia nell’ora prima dell’attacco, il 5,3% (uno su venti) si era sottoposto a un’attività fisica eccessiva.
“Alcuni dei modi migliori per prevenire un attacco cerebrale sono mantenere uno stile di vita sano, trattare la pressione alta ed evitare di fumare”, conclude un altro degli autori, Martin O’Donnell, “Ma la nostra ricerca mostra anche che altri eventi, come un episodio di rabbia o di turbamento o un periodo di sforzo eccessivo, aumentano il rischio a breve termine” indipendentemente dalla presenza di altre condizioni di salute.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista European Heart Journal.