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Car-T, la rivoluzione dei ’farmaci viventi’

Sei cure approvate e 1400 studi clinici in corso. Questo tipo di terapia risulta particolarmente efficace su neoplasie ematologiche

15/10/2023 - di Maurizio Maria Fossati

Una lotta senza sosta e senza quartiere quella contro il tumore. E la ricerca continua a tenere nel mirino gli impieghi delle CAR-T. Sei farmaci approvati e circa 1400 studi clinici in corso stanno battendo questa strada con buoni risultati clinici per una percentuale elevata di pazienti con neoplasie ematologiche (leucemie linfoblastiche, linfomi non Hodgkin), mentre si stanno studiando le possibili applicazioni nel campo dei tumori solidi. C’è quindi grande entusiasmo da parte dei ricercatori, supportato da grande interesse da parte delle Company farmaceutiche per le elevate cifre in gioco. Ben sappiamo che i linfociti T sono le cellule “soldato” del sistema immunitario. Ebbene, da qualche anno i ricercatori, usando tecniche di ingegneria genetica, hanno imparato a “istruire” questi linfociti a distruggere le cellule tumorali. Risultato: linfociti T specializzati nel debellare le cellule del cancro. E queste tecniche innovative sono state battezzate CAR-T.

 

«Il nostro sistema immunitario – spiega Anna Mondino, responsabile dell’Unità di attivazione linfocitaria, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – si è evoluto per imparare a riconoscere agenti infettivi come virus e batteri, ed è capace di riconoscere ed eliminare anche le cellule ‘impazzite’ prima ancora che si sviluppi un vero e proprio tumore. In alcuni casi però, il tumore ‘si nasconde’ e prende il sopravvento. Da qui l’idea di potenziare con l’ingegneria genetica i meccanismi naturali delle cellule del sistema immunitario». Ma come fanno i ricercatori a potenziare i linfociti T di un paziente? Dopo gli opportuni controlli con esami di laboratorio e strumentali per valutare l’idoneità del paziente e i rischi, si esegue un prelievo di sangue che permette, attraverso un separatore cellulare, di raccogliere i linfociti. Queste cellule vengono poi inviate ad appositi laboratori che inseriscono all’interno dei linfociti il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) in grado di riconoscere le cellule del linfoma.

 

Dopo circa 3-4 settimane di preparazione i linfociti CAR-T ritornano presso il centro che li ha richiesti e possono essere somministrati al paziente tramite infusione. È così possibile sfruttare la capacità acquisita dai linfociti T di riconoscere e uccidere selettivamente le cellule del tumore evitando gli effetti collaterali della chemioterapia, che oltre al cancro va a colpire anche le cellule sane del paziente. La terapia CAR-T ha una percentuale di successo molto alta e ha aumentato sensibilmente l’aspettativa di vita dei pazienti che possono accedervi. La Ricerca sulla terapia CAR-T ha inoltre aperto la strada a nuove possibilità di intervento su altre tipologie di tumore (linfomi di Hodgkin, sarcomi e tumori solidi). L’infusione delle CAR-T avviene durante un ricovero ospedaliero che prevede una settimana di terapia di preparazione. Dopo l’infusione i pazienti vengono monitorati per individuare precocemente eventuali effetti collaterali.

 

Per esempio, l’infusione delle cellule ingegnerizzate potrebbe scatenare una tempesta citochinica. Le complicanze, comunque, vengono identificate e trattate con successo nella maggior parte dei casi. Non tutti i pazienti, però, possono essere candidati a questa terapia. E, non sempre le CAR-T portano ai risultati sperati. Per tutte queste ragioni è quindi molto importante che il malato si affidi solo a Centri specializzati in cui i pazienti siano opportunamente selezionati. Certo, oggi sappiamo come ‘spegnere’ o ‘attivare’ molecole che possono rispettivamente inibire o meno i linfociti e abbiamo nuove metodologie sempre più efficaci e sicure per modificare geneticamente le cellule dei pazienti.

 

Le conquiste della scienza, i nuovi risultati e i successi sono entusiasmanti. Ma non possiamo neppure trascurare che i pazienti possono avere ricadute cliniche, perché anche il tumore è in grado di apprendere e sfuggire alla terapia. Ma la ricerca non molla. La terapia cellulare potrà essere usata in combinazione con terapie tradizionali come la chemioterapia e la radioterapia, e anche con le nuove strategie come i vaccini a mRNA e gli inibitori dei checkpoint immunitari.