Domenica 5 Maggio 2024

Grandi opere, si spacca anche il governo

Lega-5 Stelle divisi. Lezzi sfida Salvini: il Sud non ha bisogno del gasdotto

DUNQUE, come andrà a finire? L’ultimo scontro fra Matteo Salvini e Barbara Lezzi, ministro pentastellato per il Mezzogiorno, su gasdotto e grandi opere apre un altro contenzioso. Tap e Tav sono una bandiera per Salvini, assieme a flat tax e abolizione della Fornero. Ma i primi due punti sono indigeribili dai 5 Stelle, se non con forti mal di pancia. È un conflitto fra industrialisti e anti industrialisti? Solo in parte. La stessa Lezzi, che in perfetto allineamento ideologico col suo partito, combatte certe infrastrutture, gasdotto e alta velocità, ne vorrebbe altre, con investimenti diretti dello Stato. Fra questi rientrerebbero il potenziamento delle strade e delle ferrovie nel Mezzogiorno e la lotta al dissesto idrogeologico. Poi la Lezzi le associa a scuola e Università e quindi fa un po’ di confusione perché trattasi di cose diverse.

Diciamo, per semplificare, che la Lega interpreta e vuol rappresentare le esigenze delle partite Iva, soprattutto interessate al mercato interno. È un partito che Salvini ha saputo ‘nazionalizzare’, da partito territoriale che era, ma che conserva la matrice industrialista del Nord Est da cui proviene. I 5 Stelle sono un coacervo, ma di fondo sono il prodotto di un sentimento demagogico di avversione all’impresa. La loro base e, di conseguenza, gli eletti immaginano un mondo perfetto dove non ci sono i corrotti, che sono sempre immancabilmente gli altri, la classe dirigente, la casta. Dove la tutela assiomatica dell’ambiente precede e prevale su ogni altra scelta. Soprattutto, dove la produzione della ricchezza non è un problema. Lo è solo la distribuzione. Sono anti industrialisti? Diciamo che non hanno la cultura del lavoro e dell’impresa.

Quindi il matrimonio fra Lega e 5 Stelle è destinato a sciogliersi? Dipende dalla prevalenza dei fattori favorevoli o di quelli contrari. Fra i primi mettiamo il collante del potere, che nessuno vuol perdere, e la capacità di trovare una soluzione di compromesso, mediata, nella legge di bilancio. Per ora nel gioco delle parti il ministro dell’Economia frena, mentre Salvini e Di Maio estremizzano per tenere alta la posta. Il fattore contrario sono i grandi investitori internazionali che possono decidere che l’Italia non è un Paese solvibile. Lo scenario sarebbe decisamente infausto per tutti. Ma di certo il matrimonio avrebbe le ore contate.

[email protected]