Venerdì 8 Novembre 2024
Raffaele Marmo
Politica

Riforma della giustizia, Cassese: “Carriere separate e test attitudinali. Serve una nuova magistratura”

La stoccata all’Anm: i vertici della associazione dei magistrati peccano di eccesso di conservatorismo. “Ma c’è ancora moltissimo lavoro da fare, le toghe devono allontanarsi dalla politica attiva”

Roma, 4 maggio 2024 – L’attesa riforma della magistratura, più che della giustizia, dovrebbe essere questa volta ai nastri di partenza. Quale è la sua valutazione generale?

“Perché vi sia in Italia una giustizia giusta – spiega Sabino Cassese, uno dei più autorevoli e ascoltati giuristi italiani – occorre assicurare, nell’ordine, una giustizia sollecita, pari indipendenza di magistrati dell’accusa e di magistrati giudicanti, e separazione dei poteri. Un processo in questa direzione è stato avviato dal ministro della Giustizia Cartabia”.

Giorgia Meloni e Carlo Nordio (Ansa)
Giorgia Meloni e Carlo Nordio (Ansa)

Che cosa manca e, dunque, che cosa serve per portarlo avanti efficacemente?

“Occorre proseguire rapidamente. Per farlo, va riordinato il sistema della giustizia sul territorio, va aumentata la produttività degli organi di accusa e giudicanti, va introdotto un sistema di valutazione che, garantendo la piena indipendenza, assicuri tuttavia il rispetto dei diritti dei cittadini ad una giustizia rapida (le cause pendenti sono milioni). L’indipendenza della magistratura, infine, non sarà piena finché vi saranno magistrati che non svolgono le due funzioni proprie dei magistrati, quella dell’accusa e quella del giudizio, con carriere parallele”.

Il giurista Sabino Cassese
Il giurista Sabino Cassese

Dunque, puntare, come intende fare il governo secondo l’ultima intesa raggiunta nella maggioranza, sulla separazione delle carriere, con i corollari relativi a Consiglio superiore della magistratura e Alta corte, è davvero la strada giusta?

“È un corollario della riforma Vassalli, come ha più volte detto il ministro della Giustiza, Carlo Nordio. Va attuata assicurando la pari e piena indipendenza di magistrati chiamati a svolgere l’accusa e di magistrati chiamati a svolgere il ruolo di giudici. Quanto a un’alta Corte per le funzioni disciplinari, mi sembra naturale che venga introdotta, per evitare quelle forme di giustizia domestica che possono trovare spiegazione soltanto quando si tratti di salvaguardare l’azione dei rappresentanti del popolo”.

Si ipotizzano anche i test psicoattitudinali per i magistrati: come li giudica?

“Sono già previsti per numerose altre funzioni pubbliche, quando queste prevedono che chi le svolga abbia particolari doti di equilibrio e sia capace di assicurare la propria neutralità nei conflitti. Non vedo perché non possano essere introdotti per uomini e donne che debbono giudicare altri uomini e donne”.

Puntuali arrivano le critiche dell’Anm e di parte delle opposizioni: si ha l’impressione di riflessi condizionati che prescindono dal merito.

“I vertici della associazione dei magistrati peccano di eccesso di conservatorismo, sono diventati i difensori dello status quo, finiscono per dare all’esterno un’immagine della magistratura completamente diversa da quella che io vedo dall’interno, meno corporativa e più impegnata nella funzione svolta”.

Insieme con l’altro pacchetto giustizia (su abuso d’ufficio, intercettazioni, inappellabilità parziale) si può parlare di svolta garantista quando l’operazione sarà compiuta? O servono altri interventi?

“Come ho detto prima, c’è ancora molto da fare. I magistrati debbono allontanarsi dalla politica attiva. Bisogna ricordare che l’articolo 98 della costituzione prevede che ‘si possono con legge stabilire limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti politici per i magistrati’. Questo significa anche astenersi dallo svolgere attività politica. In secondo luogo, centinaia di magistrati non svolgono la loro funzione tipica, ma sono addetti a svolgere compiti amministrativi al Ministero della giustizia, negli staff del Consiglio superiore della magistratura, in molte altre strutture del potere: occorre una separazione dei poteri perché solo in questo modo si può assicurare un’indipendenza della magistratura”.

Perché è così difficile sempre riformare la giustizia in Italia in Italia?

“Per un duplice motivo. Da un lato, in una parte della magistratura si è sviluppata una autopercezione come un corpo separato: si tratta di un abuso dell’indipendenza della magistratura fissata dalla Costituzione. Dall’altro, la magistratura è stata per almeno un ventennio sotto attacco, senza distinguere i tanti magistrati che svolgono la loro funzione con onore e dignità dai pochi magistrati combattenti che hanno fatto diventare la giustizia un campo dominato da tensioni”.

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