"Non sono ancora un ex sottosegretario. Le dimissioni le ho solo annunciate, ma le devo ancora negoziare con il governo. In questo momento sono ancora sottosegretario alla Cultura, sia pure con annuncio di dimissioni. La mia agonia sarà lunga". Ennesimo colpo di teatro di Vittorio Sgarbi che, intervistato da una emittente di Frosinone, Teleuniverso, cambia le carte in tavola dopo la sentenza dell’Antistrust di venerdì scorso con il conseguente, e tanto atteso, primo annuncio delle dimissioni da parte del noto critico d’arte. Ma solo per poche ore. In serata, il critico d’arte si arrende: "La lettera di dimissioni sto finendo di scriverla ed entro oggi la invio a Giorgia Meloni, ringraziandola per essere stata estremamente sensibile e rispettosa". Anche perché l’ipotesi di essere sfiduciato dalla premier stessa non era così remota.
L’Antitrust aveva reso noto sabato il dispositivo che inchioderebbe Sgarbi alle sue responsabilità. "Ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, come specificate in motivazione, a favore di soggetti pubblici e privati", in violazione della Legge Frattini sul conflitto di interesse, è il succo del documento. Ed è quanto basta per scatenare le opposizioni e far chiedere al Pd l’intervento del ministro Sangiuliano in Parlamento per chiarire comunque tutta la vicenda.