Sabato 27 Aprile 2024

Dalla riforma del catasto agli appalti: le trappole per Draghi

Superata la crisi, la tensione non cala: il premier pensa alle maggioranze variabili per evitare sgambetti

Sul catasto la Lega ha votato con le opposizioni (Ansa)

Sul catasto la Lega ha votato con le opposizioni (Ansa)

Roma, 5 marzo 2022 - Passata per un pelo la prova dell’altro giorno in commissione sulla riforma del catasto (si prevede epilogo simile sull’emendamento soppressivo di Alternativa che si vota martedì), resta quella dell’aula. E in prospettiva l’esame più difficile: il Senato, dove i rapporti di forza sono più incerti. Alla Camera il governo non intende mettere la fiducia sulla delega fiscale per garantirsi che non ci siano sorprese sulla norma discussa. Se dovesse andar male? Da Palazzo Chigi fanno sapere che la porta d’uscita è sempre aperta: bocciatura uguale dimissioni di Draghi, uguale elezioni. Per Palazzo Madama si vedrà.

Certo è che la mina catasto non è l’unico ordigno sulla strada del governo: altri sono già pronti, ed ulteriori emergeranno nel tempo. Ora c’è il codice degli appalti, la concorrenza, la giustizia, per tacere del Mes. In particolare sugli appalti, l’esecutivo fa muro contro ogni tentativo di modifica: ci sono sei emendamenti che la maggioranza considera "irrinunciabili" (il voto è previsto lunedì notte) e che Draghi, almeno per ora, non intende accogliere. È il riflesso di un rapporto che, dopo la settimana di passione quirinalizia, invece di fluidificarsi è diventato più difficile di prima. L’insofferenza per lo stile spiccio e dirigista del premier si è allargata tra i partiti di maggioranza tanto di destra quanto di sinistra. E il tentativo di sgambetto di Lega e Forza Italia sul catasto dimostra che la strigliata di Draghi ai capi delegazione ("garantite i voti") non è servita. In rosso anche il bilancio del governo: le forze politiche avevano chiesto al premier di dar loro maggior peso, simile il consiglio di Mattarella.

Niente da fare: lo stile di governo è quello, ed è diventato semmai col tempo meno flessibile. Ci vuole poco in questo quadro a immaginare una situazione di instabilità permanente. Lo strappo sul catasto di Salvini e le "mani libere" annunciate dal Carroccio dopo il voto, la scelta cioè di non farsi condizionare troppo dal vincolo di maggioranza segnano uno spartiacque. D’ora in poi il governo procederà basandosi su una formula molto simile alle maggioranze variabili.

Dando per scontato in partenza che su questo o quel provvedimento una parte della maggioranza potrebbe smottare. Difficile credere che in un percorso cosi travagliato l’incidente prima o poi non arrivi. In condizioni normali nessuno scommetterebbe sulle possibilità di Draghi di arrivare fino alla fine della legislatura. Ma questi non sono tempi normali: c’è la guerra. Ed ecco perché è molto difficile anche immaginare una crisi ed elezioni che, di per sé, non garantirebbero alcuna stabilità. È un rebus e sta nella fantasia della politi italiana, solitamente inesauribile, risolverlo.