Venerdì 8 Novembre 2024

Prodi stronca Atene e Berlino. "Basta liti, i mercati fanno paura"

"Rischia anche l’Italia. Varoufakis? È considerato un incosciente"

Il ministro delle Finanze greco Varoufakis (Lapresse)

Il ministro delle Finanze greco Varoufakis (Lapresse)

Marcella Cocchi

Bologna, 19 aprile 2015 - Professor Romano Prodi, nonostante il piano Draghi e le schiarite degli ultimi tempi, pare che in Europa non ci sia mai pace.

«No, non c’è pace nel senso che in questi anni abbiamo rinviato i problemi senza che si risolvesse quello principale, attraverso un accordo profondo, necessario in questi casi».

Qual è stato l’errore?

«Siamo partiti dalla constatazione dei conti truccati, e mi riferisco alla Grecia naturalmente, ma si doveva garantire che non si truccassero più».

Invece?

«L’atteggiamento è stato moralistico: ‘Voi greci avete barato e adesso vi affossiamo’. Questo è il risultato».

Si chiama Angela Merkel la principale tessitrice della politica europea degli ultimi anni.

«Questa politica di assoluta intransigenza è stata tedesca, senza trascurare che proprio Berlino e Parigi hanno lasciato che la Grecia truccasse i conti. Ma è evidente che il rigore assoluto e la ridicola escalation di recriminazioni reciproche degli ultimi tempi sui danni di guerra non portano a nulla di buono. Per fortuna abbiamo avuto la mediazione della Bce che, con il Quantitative easing, ci ha dato un po’ di ossigeno».

Ma i mercati sono di nuovo in fibrillazione, perché?

«Perché i problemi di politica interna hanno prevalso su quella estera. Il linguaggio tedesco si è indurito sull’idea del rigore, mentre Tsipras ha fatto promesse impossibili da mantenere».

Il protagonista della politica economica greca (e anche dei rotocalchi) è il ministro Varoufakis.

«A quanto mi risulta l’irritazione nei suoi confronti è enorme. L’appellativo più utilizzato in Europa è ‘quell’incosciente radical chic’. Detto questo, a suo modo mi è simpatico».

Come se ne esce?

«La situazione greca non si può mettere a posto senza un accordo politico perché Atene non è in grado di pagare il debito. Peccato, perché vi era una possibile strategia legata a riforme ragionevoli, come quella delle pensioni, ma il rapporto è stato interrotto dalla scellerata escalation di scontri con la Germania».

Varoufakis dovrebbe fare un passo indietro?

«Dovrebbe trovare una linea di mediazione nel prossimo incontro di Riga. Dobbiamo dare una lezione esemplare e dobbiamo salvare la Grecia. La situazione degli ultimi giorni, con i mercati impazziti, mi spaventa».

Qual è il rischio reale?

«Innanzitutto il panico in Grecia. Già grandi quantitativi di denaro sono stati portati fuori dal Paese».

Stiamo parlando della piccola Grecia.

«Beh, io che sono emiliano ho appena partecipato ad un convegno a Reggio Emilia e ho scoperto che le esportazioni della provincia di Reggio sono superiori a quelle della Grecia... e, si sa, io non sono pessimista, però».

Prego...

«C’è il rischio che ricominci un aumento della tensione che rimetta in fibrillazione paesi come Spagna e Italia. È arrivato il momento che l’asse tedesco-tedesco, al vertice dell’Europa, si ammorbidisca, gli insulti devono trasformarsi in dialogo, nella speranza che la speculazione internazionale resti dov’è».

L’Italia cosa deve fare?

«Mediare per quanto può. Noi non siamo a rischio ma siamo già stati danneggiati, come si vede dal rialzo dello spread».

Ma i nostri conti vanno meglio oppure no?

«Vanno come previsto. Nessuno può accusare l’Italia di essere un elemento di turbamento. L’Italia sta facendo quanto ha promesso».

Lei ha fiducia nei vertici europei attuali?

«In questo momento si sente solo il dialogo tra Merkel e Varoufakis, non la parola di Juncker o di Tusk. L’unico vertice che agisce è la Bce».

E in Renzi ha fiducia?

«Stiamo parlando di Grecia e, come è noto, non entro nella politica italiana. Arrivederci».