Pina Picierno, vicepresidente uscente del Parlamento Europeo, Pd. Sul terzo mandato il partito si è di nuovo spaccato. Lei da che parte sta?
"Sto dalla parte di un dibattito nazionale più serio sulle autonomie, sul ruolo dei sindaci e dei presidenti di Regione nella democrazia del Paese. Sui mandati ha innanzitutto sbagliato la maggioranza, che prima ha forzato la discussione e poi si è divisa. Ma non eludo la domanda, anzi: è fondamentale ascoltare la voce del nostro partito nel territorio e nelle amministrazioni locali, è la nostra spina dorsale e ci chiedono di non limitare per legge la libera espressione dell’elettorato. È una proposta che condivido, e mi batterò affinché sia una proposta del Pd".
Si intravede, a destra come a sinistra, uno scontro tra politica e amministratori.
"È surreale. In una fase in cui si discute di autonomia differenziata, in cui si divide il Paese e si scaricano i problemi del bilancio pubblico su Regioni e Comuni, si aggiungono conflitti istituzionali su una materia che non deve e non può essere schiacciata dagli opportunismi politici".
Sabato prossimo il Pse di riunirà a Roma. Crede che il ruolo europeo del Pd si sia rafforzato?
"Il ruolo europeo del Pd è quello che ci ha lasciato in eredità David Sassoli. È un’eredità che siamo pronti a raccogliere: riforma del funzionamento dell’Ue, per un’Europa più competitiva, giusta e democratica. Non ci lasceremo trascinare in un referendum sul Governo, l’Europa è la nostra comunità di destino".
Von der Leyen si ricandida alla presidenza della Commissione. Ma la maggioranza Ursula non esiste più. Che scenario vede?
"Questo resta da vedere. Sono fiduciosa: le forze genuinamente europeiste saranno maggioranza anche nel nuovo Parlamento. Ma queste ultime dovranno misurare il proprio consenso per accelerare il processo di integrazione".
E lei tornerà in Europa?
"È mia intenzione sottoporre al dibattito pubblico e agli elettori il lavoro intenso svolto negli ultimi cinque anni, da me come dai colleghi della delegazione del Pd. Abbiamo affrontato la legislatura più dura del passato recente con crisi inedite, dal Covid all’aggressione russa. L’abbiamo affrontata con coraggio e visione, ne vado fiera. È un lavoro che mettiamo a disposizione del partito che sarà chiamato collegialmente a scegliere".
In Europa è tornato anche protagonista Draghi. Che ruolo vede per l’ex premier?
"Di primo piano. Nella prossima legislatura dobbiamo essere in grado di quadrare il cerchio della crescita, dei diritti e della democrazia nel nostro continente. Ma l’appello rivolto dal presidente Draghi all’Ecofin è la premessa: l’Europa deve tornare ad essere competitiva nello scenario globale. Senza competitività, nessun traguardo è raggiungibile".
A proposito di traguardi: dopo le due tornate elettorali, europee e regionali, ci sarà l’ennesima resa dei conti nel Pd?
"Se parla della discussione interna, la svolgiamo ogni giorno, con evidenza pubblica, fin troppo. È la nostra natura di partito plurale. Per il resto, i tempi congressuali sono stabiliti dallo statuto. Ogni cosa a tempo debito e nelle forme debite".
Era tempo debito anche per mobilitarsi nuovamente per l’Ucraina, raccontano le manifestazioni di questi giorni.. Ci eravamo dimenticati di quella guerra?
"Ieri sono stata al corteo di Milano e nel contesto europeo il sostegno all’Ucraina è stato confermato. Per noi è centrale, non solo per il futuro di quella regione. È il cuore della nostra politica estera e lo sarà finché non sarà sconfitto il disegno egemonico di Putin".
Sono tornate pure le manganellate della polizia. Anche quello sembrava un capitolo chiuso...
"Su questo tutti abbiamo il dovere di ascoltare Mattarella: tenere insieme l’autorevolezza delle forze dell’ordine e la libertà di manifestare. È in corso una preoccupante torsione repressiva della gestione dell’ordine pubblico di cui chiameremo a risponderne Piantedosi e il governo".