Lunedì 29 Aprile 2024

Ora si passi ai fatti

UNA COSA sono le chiacchiere e una i fatti. Per tutti, che siano Regioni, governo o Comuni. Così la vicenda dei famosi costi standard ancora di là da venire diventa sintomatica della reale volontà di andare fino in fondo alla questione delle revisione della spesa pubblica, in una maniera seria e duratura, senza inseguire sterili spot o frasi a effetto da una parte e senza cercare di tirare a campare nel malgoverno dall'altra. Di costi e fabbisogni standard si parla da anni, dall'epoca del federalismo leghista, ma finora di concreto si è visto poco. Eppure essi si basano su un principio basilare di buona amministrazione, quasi banale (io Stato finanzio te ente locale non in base a quanto hai speso l'anno prima ma in base a dei parametri prefissati), così banale che riesce difficile comprendere come mai fino ad ora non ci si era pensato. È l'esempio della siringa che ha fatto Renzi in tv. Il criterio, introdotto per legge da tre o quattro anni, non è però mai entrato in vigore fino in fondo. Le motivazioni sono le più varie, e si va dalla difficoltà tecnica di realizzare una catalogazione buona per tutti i Comuni e le Regioni italiane (quelle a statuto ordinario, si intende, perché quelle speciali restano un mondo a parte) alle resistenze diffuse verso l'adozione di un criterio che rende più difficili gestioni allegre. E fermiamoci alle «allegre». Nel primo caso i ritardi sono comprensibili perché le realtà sono diverse e stabilire parametri unici da sud a nord, dalle realtà più ricche a quelle più povere, è davvero cosa improba, almeno se si vuole non penalizzare gli uni e gli altri e rendere la vita più difficile a tutti. Nel secondo caso le resistenze sono anche quelle comprensibili ma per niente giustificabili. Anche perché, come ci spiega il professor Antonini in una intervista che pubblichiamo a fianco, vengono proprio da quei settori gli enti locali che poi si lamentano così tanto dei tagli. Le Regioni ma anche i Comuni, che in questo scontro con il governo per il momento sono rimasti un po' più defilati rispetto ai governatori ma che poco hanno fatto in questi anni per riqualificare la loro spesa. Costi standard a parte, prima o poi ci si dovrà accorgere che degli ottomila comuni italiani almeno cinquemila sono di troppo, o che le 7.500 italiane municipalizzate sono un numero che grida vendetta.