Previsioni rispettate. Sergio Mattarella, da esperto artificiere, si è guardato bene dall’addentrarsi nei terreni minati della politica nazionale. Nel Salone dei Corazzieri, dove tutti l’aspettavano con il fucile spianato alla ricerca di una battuta polemica o, almeno, di un sopracciglio alzato, non un accenno ai temi controversi. Davanti alle alte cariche dello Stato nel tradizionale appuntamento pre-natalizio ieri non ha parlato di Mes, giustizia o riforma del premierato, se non in un fugace passaggio sulla "centralità del Parlamento" e "sull’equilibrio dei poteri" che sono "garanzia di libertà". Ha scelto di volare più alto, affrontando le grandi questioni che travalicano l’ordinaria amministrazione e la campagna per le Europee su cui coloro che hanno la responsabilità di prendere decisioni dovrebbero cimentarsi. È il destino del mondo assediato dalla guerra, dai cambiamenti climatici, dalle scoperte scientifiche, dalle disuguaglianze su cui chiede di interrogarsi.
Se avesse cercato facili applausi, avrebbe colto al balzo la palla alzata dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che si è cosparso la testa di cenere dopo l’accenno agli ampi poteri del Quirinale: "Signor presidente, lei conosce e non da ora e non solo dal periodo in cui ha meritoriamente svolto e ricopre tuttora questo ambitissimo ruolo di rappresentante tutti gli italiani e tutte le nostre stituzioni, la stima e l’apprezzamento che nutro personalmente verso la sua persona". Invece no: "Siamo a un tornante della storia", ha messo in chiaro Mattarella individuando nei cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie "tra cui spicca l’enorme potenziale dell’intelligenza artificiale" il fattore più rilevante della sfida ai modelli politici occidentali "perché ha effetti sulla vita di tutti". Da qui a parlare dello strapotere dei social il passo è breve: "Bisogna evitare che pochi gruppi possano condizionare le democrazie".
Difficile non vedere, tra gli altri, anche un richiamo ad Elon Musk, ospite tra i più applauditi ad Atreju, quando parla di "oligarchi che si sfidano in missioni spaziali e nel controllo di piattaforme di comunicazione social" e chiede alla politica di non farsi risucchiare dall’ammirazione. Impossibile registrare la reazione di Giorgia Meloni, assente per indisposizione (gli ha fatto gli auguri per telefono). In compenso, al centro del salone Mario Draghi e mezzo governo l’ascoltano attento. Mattarella si serve di George Orwell e del suo 1984 per rendere plastica la minaccia che avanza nel mondo quasi senza trovare resistenza: "Pensiamo cosa avrebbe potuto significare la distorsione di certe tecnologie al servizio di una dittatura nel Novecento. In gioco c’è la sovranità dei cittadini". Per questo, applaude le prime iniziative sull’intelligenza artificiale avviate da Bruxelles: "Vanno nella giusta direzione". Punta il dito contro le grandi aziende ’over the top’ che vanno oltre le leggi dei singoli Paesi e non pagano le imposte. "Chi elude le tasse disconosce il ruolo dello Stato".
Un discorso spiazzante, certo, ma non disancorato dalla realtà: a guidare le scelte della politica "devono essere i principi irrinunciabili della nostra civiltà". Quindi pace, democrazia e libertà di agire, di muoversi, di decidere, di informarsi. E di dire no senza essere sopraffatti: "Contrastiamo la violenza degli uomini contro le donne". Vero è che certi principi, scolpiti nella Costituzione, "sono radicati nella coscienza degli italiani". E ciò permette di guardare con ottimismo al futuro: "L’Italia ha risorse per affrontare il tempo nuovo". A partire dal 2024, "con l’augurio, da Leopardi in poi, che il prossimo sia un anno migliore".