Attenti a quello che si pubblica sui social. La foto dell’ultima fuoriserie appena acquistata o l’istantanea-ricordo della cena in un ristorante di lusso potrebbe incuriosire l’erario fino a spingerlo a fare una verifica fra i contenuti dei post e il reddito dichiarato. Nel gergo tecnico si chiama data scraping. Non è proprio una novità assoluta, perché già dal 2016 diverse circolari autorizzano la guardia di Finanza o il fisco a utilizzare banche dati e social network per la caccia agli evasori. La novità è che la nuova crociata contro i furbetti è stata annunciata ieri dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni, sul fronte del fisco. Un’uscita un po’ a sorpresa che ha subito scatenato la reazioni durissima della Lega Nord, che non è riuscita neanche a digerire l’ardita metafora usata da Leo, etichettando l’evasione fiscale un macigno come quello del terrorismo. Un accostamento che gli esponenti del partito di Salvini hanno subito respinto.
Il primo a lanciarsi contro il viceministro è stato Armando Siri, consigliere economico del Capitano: "Evasione come terrorismo, a caccia anche sui social. Questo slogan, che sicuramente scalda i cuori ideologici di chi ha sempre scambiato la giusta lotta all’evasione con un’indiscriminata caccia alle streghe, esonda i confini del programma di governo". Sul piede di guerra anche il senatore del Carroccio, Claudio Borghi. "Per il viceministro Leo gli evasori sono come terroristi e bisogna cominciare a controllare i social per vedere se uno va in vacanza. Io non ho mai evaso un centesimo in vita mia, ma direi che certi toni e parallelismi impropri (a essere buoni) sono da evitare", scrive su Twitter. "Il modo migliore per contrastare l’evasione è semplificare il sistema fiscale del nostro Paese, tra i più complicati al mondo, riducendo gradualmente la tassazione, riequilibrando il rapporto tra cittadino e fisco, e ricorrendo a sistemi semplici come la mini flat tax e le cedolari secche, che favoriscono l’emersione del sommerso in quanto diventano concorrenziali rispetto alla scelta di evadere", attacca Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo di Montecitorio, nonché responsabile unità Fisco della Lega.
Del resto, l’uscita di Leo nel corso di un’audizione sulla riforma fiscale, è apparsa in contrasto anche con quell’idea del fisco amico e del concordato preventivo aperto a tutti i contribuenti, indipendentemente dal loro indice di affidabilità, che hanno segnato l’azione dell’esecutivo in tema di tasse. Un fatto è certo: le parole di Leo sembrano segnare, invece, una discontinuità sulla strategia contro l’evasione fiscale, un tema rimasto finora in sordina nell’ambito della riforma approvata dal Parlamento. "Stiamo lavorando con l’Agenzia delle Entrate e la Sogei sul data scraping, non fermandoci a ragionare solo sui dati relativi all’attività professionale ed economica, ma anche sugli elementi significativi del tenore di vita: professionisti e imprenditori vanno su internet e sui social, dicono dove sono stati in vacanza o in quale ristorante. Questi sono elementi che devono corroborare le proposte che vengono fatte".
Un’operazione che sarà comunque concordata con il garante della Privacy e tutelerà i dati personali. C’è poi il grande tema della riscossione, con un magazzino dei debiti tributari che supera i 1.185 miliardi di euro. "Una situazione surreale, che sicuramente non viene gestita, crea complessità e dà una rappresentazione non veritiera e corretta dei crediti erariali". Ma il viceministro spezza anche una lancia a favore di chi ha debiti con il fisco e non riesce a onorare le scadenze. Entro febbraio, infatti, sarà sistemato un nuovo tassello della riforma fiscale, con il decreto che riorganizza il sistema delle penali. "Abbiamo delle sanzioni da esproprio nel nostro sistema tributario. In materia di Iva siamo dal 120% al 240%, in Europa si sta al 60%. Dobbiamo rivederle, come ha ammesso anche la stessa Corte Costituzionale. L’obiettivo è di alleggerire il carico delle sanzioni per evitare che il contribuente possa essere indotto ad aprire un contenzioso con le inevitabile conseguenze per le casse dello Stato". Infine, il viceministro ha confermato l’idea di arrivare entro la legislatura alla cosiddetta flat tax, preceduta da un sistema con due sole aliquote Irpef.