Giovedì 7 Novembre 2024

"Ma quali conseguenze. Anzi: ora in Europa si sente la nostra voce"

Il Parlamento italiano ha scelto di non ratificare il Mes, ma l'europarlamentare leghista Marco Zanni sostiene che questo non sia una priorità a livello europeo. Secondo lui, la decisione è stata presa per tutelare gli interessi italiani e, dopo le Europee, sarà necessario creare un'alternativa alla sinistra.

Marco Zanni, che eco ha avuto in Europa la scelta dell’Italia di non ratificare il Mes?

"Non mi pare che questo tema sia al momento una priorità a livello europeo, come invece era chiudere la revisione del Patto di stabilità – risponde l’europarlamentare leghista, presidente del gruppo Identità e Democrazia, che a Bruxelles riunisce gli eletti del Carroccio, il Rassemblement National di Le Pen e i partiti sovranisti di altri 6 Stati –. Mi pare siano piuttosto alcuni partiti italiani incapaci di raccogliere voti alle elezioni, che non perdono occasione per gettare discredito sul Paese, agitando lo spauracchio di catastrofi".

Lei non teme contraccolpi?

"Nessun contraccolpo, è una sterile polemica. Il Mes negli ultimi anni ha dominato inspiegabilmente le prime pagine dei giornali e l’agenda politica di qualche partito, ma nel concreto è uno strumento amacronistico e inutile. La conferma è le reazioni del mercato: spread in ribasso e borse in salita".

I rapporti con Francia e Germania non saranno gli stessi.

"Con Parigi e Berlino serve mantenere un dialogo costante, ma dando priorità agli interessi italiani, cosa che purtroppo non è sempre avvenuta in passato. Da sempre i governi di questi paesi non hanno alcun problema ad anteporre i propri interessi a quelli europei. Non vedo perché non dovremmo farlo noi".

La decisione del Parlamento, a suo giudizio, da cosa è stata dettata? Quali tipi di timori si insinuano ancora sul Mes?

"Non è la prima volta che il Parlamento italiano si esprime in questi termini, per fortuna l’assemblea legislativa degli eletti è ancora sovrana. Grazie alla Lega a Bruxelles e a Roma si è riusciti a sensibilizzare politica e opinione pubblica sul fatto che il Mes avrebbe portato ulteriori oneri e potenziali danni al Paese. Ora si apra un dibattito su come usare i quasi 100miliardi di euro bloccati nel Mes, a partire dagli investimenti, ce ne sono".

Dal punto di vista internazionale abbiamo fatto una figuraccia? E saremo in grado di rimediare, dopo le Europee?

"Dopo anni di mantra sul ‘ce lo chiede l’Europa’ da parte della sinistra, anche a danno del proprio Paese, questa sul Mes è tutto fuorché una figuraccia. Questa settimana l’Italia ha giocato un ruolo importante su tanti tavoli Ue. Ma dobbiamo capire che senza di noi non esiste Europa, e giocare consapevoli di questa posizione di forza.

Come intende fare?

"Intanto l’esito del voto sul Mes è un punto di partenza per le elezioni del prossimo anno, in cui sarà necessario creare un’alternativa alla sinistra che da troppo tempo governa l’Ue in modo disastroso. Noi ci siamo e abbiamo dimostrato che siamo pronti a cambiare passo".

Il ministro Giorgetti ha detto che, fosse stato per lui, avrebbe firmato il Mes. Secondo lei deve restare al suo posto?

"Il ministro ha un ruolo istituzionale che ovviamente comporta posizioni di mediazione, ma ha sempre detto come la parola finale dovesse arrivare dal Parlamento. Come poi è avvenuto".

Elena G. Polidori