Giovedì 2 Maggio 2024

Le elezioni in Basilicata. Il campo largo? È nel centrodestra. Bardi stravince, nuovo flop Pd-M5s

Il presidente uscente riconfermato anche con i voti di Azione e Italia viva. Affluenza sotto il 50%. Centrosinistra spazzato via dopo il disastro delle candidature proposte e poi cancellate.

Vito Bardi con la ministra Elisabetta Casellati (S) durante una conferenza stampa dopo la riconferma di Bardi come presidente della Basilicata (Ansa)

Vito Bardi con la ministra Elisabetta Casellati (S) durante una conferenza stampa dopo la riconferma di Bardi come presidente della Basilicata (Ansa)

Roma, 23 aprile 2024 – Il campo larghissimo vince facile. Peccato che stavolta stia a destra e non a sinistra. All’eterno centrodestra in Basilicata si sommano infatti i voti di Azione, che qui può contare su una forza locale possente come Marcello Pittella, e Renzi. "Il centro è determinante per vincere", se la ride il capo di Italia viva. Magari il finale sarebbe stato lo stesso, ovvero il bis del governatore uscente Vito Bardi, ma di sicuro la gara sarebbe stata decisa sul filo di lana. "Non ho sensi di colpa con il centrosinistra – scandisce il leader di Azione, Carlo Calenda – M5s ha messo il veto su di noi". Un bel problema per Elly Schlein.

Sull’esito non c’è mai stato un secondo di dubbio: l’incertezza durante il lentissimo spoglio c’è stata solo sulle dimensioni dello scarto. Alle undici di sera, con 557 sezioni scrutinate su 682, Bardi si staglia ben oltre il 55%: "È una vittoria chiara. La dedico a tutti i lucani". Lo sfidante del centrosinistra, Piero Marrese si attesta intorno al 43%: i voti di Azione sarebbero stati utilissimi. Il ’terzo incomodo’, Eustachio Follia (Volt), incassa poco più dell’1%. Ad onore del vero, qualche problema c’è anche a destra. FdI si conferma primo partito come già nel 2022: prende più del 16% ma lo scatto in cui spera la premier, dopo un anno e mezzo di governo, non c’è. Non è un buon viatico per le Europee: se il risultato fosse identico, sarebbe sempre una vittoria però con più di una punta di amarezza. Vede comunque il bicchiere mezzo pieno Giorgia Meloni: "Ringrazio di cuore tutti i cittadini che hanno voluto confermare il loro sostegno alle nostre politiche. La vostra fiducia è il motore che ci spinge avanti ogni giorno". Il suo partito la butta sull’ironia, utilizzando il caso Scurati: "Non ci hanno visti arrivare perché impegnati a rileggere il famoso monologo". Ben diversi i guai della Lega. Inutile fare confronti impietosi con il 2019: quel trionfale 19% era un’altra era storica. Ma il Carroccio arretra anche rispetto alle più modeste politiche del 2O22. Certo il test sul piano nazionale è limitato – 567.939 elettori, di cui hanno votato per la prima nella Regione meno della metà: il 49,80% – il presagio per Salvini, però, non è il massimo.

Qui almeno non c’era rischio di sorpasso azzurro: si era già verificato due anni fa. Ma il partito di Tajani sommato alla lista La vera Basilicata di Bardi, insomma un monocolore azzurro, si avvicina al 15%: doppia gli alleati competitor. Di fronte al trend positivo del ministro degli Esteri parlare di resurrezione di FI non è più un azzardo, e un Tajani scopertosi leader è tra i pochi a guardare all’election day di giugno con molto ottimismo. "Ha vinto il candidato di FI, ha vinto il centrodestra unito, hanno vinto i lucani che hanno scelto di sostenere il nostro buon governo per altri 5 anni", dichiara. Ma la Lega conferma di saper fare buon viso anche a cattivo gioco: "Grande soddisfazione per i primi dati in arrivo dalla Basilicata, dove si profila l’ennesimo largo successo del centrodestra unito", affermano a via Bellerio.

A trovarsi però in un labirinto oggi è soprattutto Elly Schlein, che vede il suo Pd in calo rispetto a due anni fa. Lo dice chiaramente Pina Picierno: "Nel campo largo e nel rapporto con M5s è necessario stabilire regole certe". Imbarazzata la risposta dei Cinquestelle affidata al coordinatore regionale Arnaldo Lomuti: "Non aspettiamo Picierno dall’Europa per stabilire quali errori sono stati fatti". Certo è che la rottura con i centristi imposta da Conte è costata alla segretaria del Pd ogni possibilità di aggiudicarsi una vittoria che sul piano psicologico e propagandistico sarebbe stata importante: avrebbe rivitalizzato quella sensazione di vento cambiato portata dalla vittoria in Sardegna e oramai più che afflosciata.

Non che Conte possa dirsi soddisfatto del risultato: il partito che esce demolito dalla prova è proprio il M5s. Va malissimo, con una dozzina di punti in meno rispetto alle regionali del 2019. A ridere da queste parti è solo Avs che supera il 5%. Il problema di Elly è semplice, ma difficilissimo da risolvere: senza Conte non ha chance di vittoria, con Conte perde lo stesso. L’unica speranza è che a rivedere le sue posizioni sia l’avvocato del popolo. A giudicare dai risultati, forse sarebbe consigliabile.