Sabato 9 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Politica

La ricetta di Visco "Subito riforme e salario minimo Così cresce l’Italia"

Bankitalia, l’ultima relazione del governatore è votata all’ottimismo "Abbiamo superato anche questa crisi. Ma serve fare in fretta" .

di Claudia Marin

Cita Dante e lo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari, Ignazio Visco, nelle sue ultime Considerazioni finali, dopo 12 anni alla guida di Bankitalia e un cinquantennio passato dentro le mura di Palazzo Koch. Il messaggio di commiato del governatore, rivolto tutto ai giovani, sull’uomo "naturalmente compagnevole animale" e sulla sua capacità "non solo di immaginare le cose, ma di farlo collettivamente" chiude, però, una relazione che è di fatto una vera "ricetta Visco" per la politica economica del Paese. Una ricetta che parte dal riconoscimento della forza del sistema produttivo italiano (che va meglio del previsto) e si snoda attraverso la richiesta di un salario minimo e di regole anti-precarietà, l’esigenza di adeguati flussi migratori per contrastare l’inverno demografico e salvare l’economia della Penisola, una revisione fiscale e dell’autonomia differenziata che tenga conto della progressività e dei vincoli dell’elevato debito pubblico. Con il corollario essenziale di un monito a fare in fretta le riforme e a non perdere tempo sul Pnrr.

VA MEGLIO DEL PREVISTO

Sono almeno tre decenni che i governatori richiamano l’attenzione sui periodi di instabilità, incertezza economica o crisi. Ma è la prima volta che c’è un "tono positivo". Il perché è presto detto: "L’Italia ha superato questa terza gravissima crisi, la andemia, così come lo choc energetico seguito all’aggressione russa dell’Ucraina, meglio di quanto ci attendevamo". E gli effetti si vedono: "Nel primo trimestre di quest’anno la crescita dell’economia ha di nuovo superato le attese". E la previsione di Bankitalia è di un Pil al +1%.

SERVE IL SALARIO MINIMO

Ma se la situazione economica va nella direzione giusta, non mancano le note critiche e le preoccupazioni con le quali fare i conti. Nel mercato del lavoro salari bassi e precarietà restano nodi da sciogliere. La percentuale di lavoratori con retribuzioni annue al di sotto degli 11.600 euro annui è salita dal 25% di fine ’900 al 30% di oggi. Un lavoratore su tre è di fatto un lavoratore povero. Non solo. I giovani che dopo 5 anni di contratti a termine non riescono a stabilizzarsi si attestano intorno al 20% del totale. Da qui l’indicazione di un salario minimo, che, "definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale".

C’È BISOGNO DI IMMIGRATI PER SALVARE L’ECONOMIA

"L’Italia – spiega il governatore – si caratterizza per un processo di invecchiamento fra i più rapidi". Dal 2019 a oggi abbiamo perduto 800.000 lavoratori. Nel 2040 la popolazione italiana "si dovrebbe ridurre di due milioni e mezzo di persone", con quella "tra i 15 e i 64 anni in calo di oltre sei". Dunque, nei prossimi venti anni il sistema economico "non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro". Le politiche di rilancio della natalità non possono bastare: un netto avviso al governo. Serve agire in fretta. "Gli effetti del calo di popolazione – insiste Visco – potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che dall’allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio". L’Istat, ricorda il governatore, prefigura uno scenario di circa 135mila nuove entrate all’anno.

PNRR, RIFORME E MES

Secca l’indicazione sul Pnrr: non c’è tempo da perdere, miglioramenti sono certo possibili ma è necessario il confronto con la Commissione Ue per fare presto. Riguardo alle riforme in Europa, Visco promuove il compromesso sul nuovo Patto di Stabilità, la cui entrata in vigore è prevista per il 2024. E sollecita la ratifica del Mes: i recenti fenomeni di instabilità delle banche fuori dall’Ue dimostrano la necessità di completare l’unione bancaria che solo l’entrata in vigore del Mes può garantire.

BENE LE BANCHE,

MA SERVE PRUDENZA

Le banche sono in buone condizioni. Non c’è una fuga di depositi, solo un calo fisiologico, lo spostamento dei risparmiatori verso prodotti più remunerativi. Nessun accenno alle ipotesi di tassazione sugli extra-profitti, ma l’invito a non sottovalutare i rischi di indebolire un settore cruciale per l’economia italiana.