di Saverio Migliari
Una battaglia, quella contro il Jobs Act, rivolta al passato, che non s’ha da fare. Molto meglio guardare all’avvenire, che per il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è uno e uno soltanto: il salario minimo. Dal palco ritrovato della Festa dell’Unità di Reggio Emilia al Campovolo (non più dell’Unità nello slogan, ma nel cuore dei volontari sì), il dibattito di chiusura della kermesse condotto da Agnese Pini, direttrice di Qn (Resto del Carlino, Nazione, Giorno) ha mostrato il futuro prossimo del centrosinistra nei pensieri di due amministratori simbolo dei dem: Stefano Bonaccini e Giuseppe Sala, sindaco di Milano.
Bonaccini raccoglie lo spontaneo applauso della platea quando si avvicina al palco. Di fianco, a poca distanza, una fila davanti al banchetto per la raccolta firme a sostegno della lotta per il salario minimo. Il dibattito lanciato dal nostro giornale sul Jobs Act (Schlein schierata a fianco della Cgil movimentista di Maurizio Landini, a braccetto con il Movimento Cinque Stelle di Conte) non fa presa sul numero uno della Regione, che quella riforma l’aveva sostenuta, difesa e spiegata ai tempi del governo Renzi. Rimangiarsi ora la parola no, Bonaccini vuole tenere la barra dritta. Ma oltre al ’niet’ porge anche la mano, dicendosi pronto a sostenere la segretaria dell’estate militante nella sua battaglia sui nove euro all’ora minimi. Dopo un momento dedicato alla tragedia di Brandizzo (Pini ricorda i 450 morti da inizio anno sul lavoro, "numeri non da Paese civile), le prime domande sono su salario minimo e Jobs Act. Il governatore non svicola. E anzi chiede: "Ha senso parlare di una cosa di una decina di anni fa, rischiando di dividersi tra di noi? Quando soprattutto, e questo è suo merito, succede sul salario minimo ciò che immaginavo. Che stiamo conducendo una battaglia popolare e non populista".
Non un passo indietro sul salario minimo quindi, ma non riapriamo vecchie ferite per scelte che, politicamente parlando, appartengono a un’epoca del passato. "Ecco perché piuttosto che riaprire un dibattito con la testa all’indietro, vorrei guardare al futuro – continua Bonaccini –. È importante innanzitutto perché ha unito le opposizioni, certo tranne Matteo Renzi. Una giusta battaglia anche per ragioni di civiltà, perché non si può tollerare che ci sia chi vive con salari da due, tre, quattro euro all’ora. È una vergogna".
E poi c’è l’aspetto politico: "Ed è giusta anche perché cosa ha fatto Giorgia Meloni? Ha accettato di incontrare le opposizioni. Non so come andrà, temo non se ne farà nulla, ma intanto le ha incontrate". Sul terzo mandato il governatore taglia corto. "Lo devo fare?", si rivolge al pubblico raccogliendo qualche applauso. Ma poi aggiunge: "Se si riterrà che sono ancora utile, sarò a disposizione", riferendosi anche alle prossime elezioni europee. Giuseppe Sala, sindaco di centrosinistra, non si discosta dalla linea emiliana e archivia in due parole il dibattito sul Jobs act: molto meglio puntare sul salario minimo. Per passare piuttosto al recupero di quegli elettori lontani dalla tradizione che anima le feste dell’unità: "Noi dobbiamo essere l’alternativa – scandisce – valorizzando gli amministratori locali. Questo governo usa le nostalgie del passato per provare a cambiare il futuro. Non ci riuscirà. Ma noi dobbiamo fare valere i nostri argomenti, uscendo dal dibattito sul “sei di sinistra, di destra o di centro“. Bisogna andare a prendere i voti degli altri, perché tutti noi qua non siamo abbastanza". Ed è sul lavoro, ma anche sulla sicurezza che punta le sue carte: "Non voglio anticipare ciò che ho in mente, ma questa è una tematica che va affrontata con energia e senza rivolgersi solo alla repressione. Sui minori non accompagnati, ad esempio, dobbiamo capire che o se ne prende cura lo Stato oppure andranno in mano alla criminalità".
A sollevare il polverone sul Jobs Act sono state le parole di Schlein pronunciate dal palco della Versiliana, dopo la proposta di un referendum fatta su queste pagine dal segretario Cgil, Maurizio Landini: "Io sono sempre stata contraria, sin da quando ero nel Pd nel 2015, e per me si deve fare altro per diminuire la precarietà, i contratti a termine. Quindi noi seguiremo le iniziative della Cgil". Da lì un dibattito andato avanti per giorni, e aprendo le ennesime crepe nel già precario contenitore dem.