Giovedì 7 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

La gestione della crisi Bonaccini: dialogo con Roma La partita per la ricostruzione

Il governatore dell’Emilia Romagna è già commissario per affrontare l’emergenza. Ma lo snodo cruciale resta la scelta di chi coordinerà gli interventi per miliardi di euro.

di Antonella Coppari

Qualche volta a imporre il dialogo sono le circostanze. Il disastro in Emilia-Romagna è uno di questi casi. Per Elly Schlein la guerra senza quartiere al governo di destra è una necessità non aggirabile, ma con Palazzo Chigi invece la Regione deve dialogare eccome e l’Emilia-Romagna, si sa, non è solo un’importante regione amministrata dal Pd ma è l’azionista di maggioranza, il fiore all’occhiello, la vetrina del Nazareno.

Non stupisce che il governatore emiliano usi toni soft: "Il fatto che la presidente del Consiglio sia venuta qui, credo sia un fatto significativo e importante, per questo la ringraziamo". E i contatti tra la premier e Stefano Bonaccini sono, in effetti, stretti e continui. Sul pacchetto di misure per garantire i primi aiuti bisognerà aspettare il decisivo consiglio dei ministri convocato oggi, secondo il Nazareno con colpevole ritardo, da Giorgia Meloni. Cui si aggiungeranno ben più cospicui interventi per attivare la fase 2: quella della ricostruzione.

In ballo però ci sono anche le nomine di chi quei fondi dovrà usarli per salvare le Regioni alluvionate. Se ne parlerà sicuramente oggi, magari se ne accennerà pure nel decreto, ma di sicuro – dicono a Chigi – non si nomineranno commissari stamani. "Ci interessano solo le misure per i ristori immediati". D’altra parte, si spiega, il commissario per l’emergenza in Emilia-Romagna già c’è ed è Bonaccini, nominato dalla presidenza del Consiglio dopo l’eccezionale ondata di maltempo che ha sconvolto la Regione a partire dal 1 maggio. Siccome però anche le Marche sono state colpite dagli eventi alluvionali, c’è anche l’ipotesi di individuare un secondo commissario delegato all’emergenza specificamente per quella regione. Sin qui, si tratta di gestire i soldi per fronteggiare l’urgenza assoluta, ovvero garantire il soccorso e l’assistenza alla popolazione, rimuovere le situazioni di pericolo per l’incolumità delle persone, ripristinare la funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, gestire i rifiuti, le macerie.

Altro discorso è la partita assai più grossa delle ricostruzione, quando si tratterà cioè non solo di riparare edifici pubblici e privati ma di risarcire chi ha subìto perdite, di intervenire sul dissesto idrogelogico: ci sono miliardi di euro di danni, è chiaro che si tratta di gestire somme enormi. Il presidente Bonaccini ha le idee chiarissime su chi debba occuparsi di ricostruire: la Regione, insomma lui. "Purtroppo, abbiamo molta esperienza in materia", dice da giorni spalleggiato da sindaci, associazioni d’impresa e sindacati locali. Lo ha spiegato domenica anche a Giorgia Meloni, quando si è iniziato ad affrontare il tema dei risarcimenti e della ricostruzione, che bisogna seguire il ’modello sisma’, ovvero lo schema utilizzato per il terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna nel 2012: "Governatore e commissario straordinario devono coincidere". Ma qui Chigi sembra decisamente meno disponibile.

Non tanto perché abbia in mente un nome alternativo, ma perché progetta invece una task force permanente presso la presidenza del Consiglio con il compito non solo di intervenire dopo il danno ma pure di adoperarsi preventivamente per evitarlo. Insomma anche se ancora nessuno lo dice apertamente, una struttura che finirebbe per dover gestire quel risanamento idrogeologico la cui urgenza non può rinviabile è stata dimostrata nel modo peggiore dalla sciagura in Emilia-Romagna. Benchè il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, punti su una figura ad hoc: un commissario unico per il dissesto idrogeologico che si occupi di accelerare gli investimenti previsti nei piani triennali di salvaguardia e tutela. Si vedrà.