Una vittoria per le famiglie arcobaleno venete che rilancia il dibattito sulla necessità che il legislatore intervenga per colmare un vuoto normativo. Il tribunale civile di Padova ha respinto, infatti, i 37 ricorsi dalla Procura, con i quali la pm Valeria Sanzari aveva impugnato altrettanti atti di nascita di bambini con due mamme. Quei ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, in antitesi rispetto a quanto deciso appena un mese fa dalla Corte d’appello di Milano, che, al contrario, ha dichiarato illegittime le iscrizioni anagrafiche dei bambini con due mamme. Circostanza che spinge le associazioni delle famiglie arcobaleno a chiedere al Parlamento di legiferare, per dettare finalmente una norma precisa, capace di uniformare tutte le situazioni.
Il caso di Padova era scoppiato nel giugno scorso, quando, impugnando i relativi atti di nascita, la pm Sanzari chiedeva la cancellazione dalle iscrizioni anagrafiche delle mamme non biologiche di 37 bambini, nati all’estero da maternità surrogata. Ma la procedura utilizzata dalla procura – sostiene il tribunale di Padova – non è appropriata: per contestare l’iscrizione dell’ufficiale di stato civile occorre fare ricorso alle diverse e ben più articolate azioni di status, con rito ordinario. Ma c’è di più: il tribunale ha anche affermato la piena legittimazione del sindaco di Padova Sergio Giordani, come ufficiale di governo, a partecipare a questi giudizi, in concorrenza con il ministero dell’Interno; e poi la facoltà del Comune di avvalersi dell’Avvocatura civica per essere rappresentata in giudizio. "Un passo avanti importante per le bambine e i bambini e per le loro mamme, oggi vince l’amore e l’interesse primario delle piccole e dei piccoli", ha detto il sindaco di Padova Sergio Giordani. "Ho sempre ritenuto di agire secondo coscienza e secondo i principi della Costituzione. Sono padre e nonno oltre che Sindaco e per me era impossibile immaginare che ci fossero bambini di serie A e bambini di serie B". E prosegue: "Nessuno scontro con la Procura, che ringrazio. Ora spero che il Parlamento prenda atto con urgenza che esiste un grave vuoto normativo e legiferi per tutelare queste famiglie – aggiunge –. Un abbraccio a tutte le mamme per questo significativo pronunciamento, ho conosciuto le loro storie da vicino e ribadisco che il tema è solo di amore, buon senso e diritti per questi minori che diversamente sarebbero esposti a inaccettabili discriminazioni. Infine, un grande grazie alla nostra avvocatura civica del Comune di Padova, per il professionale lavoro e a tutti i dirigenti competenti".
La notizia ha suscitato l’immediata reazione della segretaria del Partito democratico Elly Schlein: "Ancora una volta, la tutela delle bambine e dei bambini di famiglie omogenitoriali passa per un tribunale, che conferma l’operato di un Sindaco coraggioso e capace di ascoltare la loro domanda di riconoscimento e giustizia". "Sulla politica e sul Parlamento – continua Schlein – grava una responsabilità importante: rispondere al monito formulato dalla Corte Costituzionale fin dal 2021 e approvare una legge che riconosca pari dignità a tutte le famiglie. Che cosa ha da dire il governo di Giorgia Meloni? Continuerà a fare muro o ci lascerà portare l’Italia in linea con gli altri Paesi dell’Unione europea? Non possono continuare a ignorare e calpestare la dignità e i diritti di centinaia di bambine e bambini chiudendo gli occhi di fronte alla pluralità di modelli familiari che sono presenti nel nostro Paese".
Ovviamente di segno opposto le reazioni del centrodestra e dei movimenti cattolici. Fratelli d’Italia, con il senatore Raffaele Speranzon, avverte: "Non stupisce l’ignoranza o la malafede di questi esponenti della sinistra che ignorano o fingono di ignorare che In Italia sono garantiti i diritti di tutti i bambini". Così come il leghista Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia, sottolinea che "il tribunale di Padova non si è espresso nel merito". E il movimento Pro Vita & Famiglia invita la procura a "non arrendersi" e presentare ricorso.
Bruno Mirante