Non serviva la velina sulla "richiesta unanime" da parte della segreteria dem per sapere che Elly Schlein intende candidarsi. Anzi. Comunicarlo in questa involontaria parodia da Politburo mortifica un po’ il dibattito avviato ieri sulle prossime elezioni europee. A cominciare proprio della modalità con cui, non solo Schlein e le candidature civiche che perora, ma tutta la classe dirigente dem, possono contribuire al risultato. La segretaria del Pd sarà dunque della partita europea. Per la quale intanto svela in tv l’intenzione di affidare al ticket Lucia Annunziata-Antonio Decaro la guida delle liste al Sud (difendendo a spada tratta l’operato del primo cittadino di Bari dopo le polemiche di questi giorni). Questo nel giorno in cui anche Italia viva e +Europa hanno praticamente chiuso l’intesa sulla lista comune. Mentre in casa 5 Stelle sono state rese note le regole che escludono dalla corsa chi ha già svolto due mandati come l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, da tempo in odore di scissione insieme a Alessandro Di Battista causa incompatibilità in campo col Pd.
"Franca e costruttiva" la discussione in segreteria dem anche a detta degli esponenti di minoranza. Se per consolidare l’andamento positivo del Pd con la nuova leadership Schlein sostiene che lo spazio deve esser occupato "dai temi e non dal dibattito sui nomi" (sanità, povertà, informazione e caso Agi, salario minimo invero un po’ abbandonato), diversi dirigenti hanno buon gioco di far presente che a maggior ragione occorre valorizzare la classe dirigente dem, accanto alla ricerca dei candidati civici che sembra occupare i pensieri della leader. E che diventa dirimente anche decidere le forme con cui Schlein può concorrere. Ragionamento su cui convergono gli interventi di Alessandro Alfieri e Debora Serracchiani per la minoranza di Energia popolare, ma anche il Dems Marco Sarracino e il responsabile Esteri diversamente schleiniano Peppe Provenzano.
Il succo del ragionamento è: attenzione a investire esageratamente su candidature civiche indipendenti (Annunziata, Cecilia Strada, Marco Tarquinio...), perché sono tutte personalità che obbediscono solo a se stesse. Basta pensare alla sensibilità di coscienza dell’ex direttore di Avvenire Tarquinio sui temi etici piuttosto che sull’ingaggio in guerra contro la Russia rispetto cui il Pd è ingaggiato: il presidente del Copasir Lorenzo Guerini lo ha già mandato a dire. Figure così ingombranti come capilista possono insomma creare disagi. E lo stesso farebbe la responsabile ambiente Annalisa Corrado, che Schlein vorrebbe eleggere nel Nord-Est, dove però il governatore Stefano Bonaccini è disposto a fare da secondo solo alla segretaria. Altrimenti preferisce aspettare future opportunità, visto che neanche spasima di fare il pendolare con l’Europa. Ma privarsene sarebbe scellerato. Se quindi Schlein si deve candidare, alla fine il miglior interesse del partito sarebbe che facesse la capolista dappertutto, sgombrando il campo da complicazioni e imbarazzi sui capilista e lasciando che gli altri si giochino la corsa delle preferenze.
Praticamente chiuso, intanto, l’accordo fra Iv, +Europa per la lista degli Stati uniti di Europa insieme al Psi e altri. Azione conferma il "No". Saranno pertanto due lista a contendersi l’8-10% del centro per superare la soglia del 4. In casa M5s, infine, è stato pubblicato il regolamento per le candidature che esclude chi è in carica e abbia già svolto due mandati.