Thè bollente e calorosi inchini di benvenuto, nella Tokyo spazzata dalla neve che accoglie la premier Giorgia Meloni per prendere le consegne del G7 dal primo ministro nipponico Fumio Kishida. Scadenze internazionali e diplomazia vogliono che i due leader siano già al quarto incontro in un anno, dopo che un anno fa a Palazzo Chigi i rapporti Italia-Giappone sono stati elevati al rango di partenariato strategico.
Il che porta Meloni a incontrare i dirigenti delle grandi corporation hi-tech prima del vertice, all’insegna di una "collaborazione strategica" che parte dalla comune visione del contesto geopolitico, passa per la cooperazione militare e si sostanzia in una crescita del 10% dell’interscambio commerciale, pari a oltre 15 miliardi di euro, nel 2023. Il contesto migliore per far presente all’ad di Stellantis Carlos Taveres "che gli incentivi di un governo non possono essere rivolti a una azienda nello specifico", come manda a dire la premer. Che, incontrando i giornalisti, coglie l’occasione anche per "accogliere" le dimissioni che il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi.
Pare il 1920, quando il raid aereo Roma-Tokyo, promosso da Gabriele D’Annunzio e il poeta giapponese Harukichi Shimoi (ardito nelle fila italiane durante la grande guerra), aveva fatto scoppiare l’italomania nelle isole del Sol levante e la nippomania in patria. Guardaroba bianco, nero e grigio, la premier trova sulla sponda pacifica una partnership esente dalle scorie ideologiche che inquinano i rapporti europei ma non dai comuni sentimenti nazionalisti e conservatori. L’agenda si apre con l’incontro, nella residenza dell’ambasciatore, coi vertici dei grandi gruppi presenti in Italia, cui Meloni ha offerto la disponibilità per nuovi partenariati industriali e investimenti in microelettronica, energia, aerospazio, intelligenza artificiale, biomedicina, robotica. Siglata anche un’intesa col governo nipponico che esclude i lavoratori dei due paesi dalla doppia imposizione fiscale.
"Siamo interessati a ogni forma di investimento che può produrre posti di lavoro e siamo molto attenti al campo dell’automotive", dice Meloni. Che, riguardo agli incentivi sollecitati da Stellantis, ricorda "circa un miliardo di euro sugli ecoincentivi" messi dal governo le polemizza quindi di non poter "rispondere nello specifico perché quello che ho letto mi è parso abbastanza bizzarro". Per il resto al governo interessa tutto quel che può "produrre in Italia posti di lavoro". E, nel caso invece di delocalizzazioni spinte da minori costi, "non mi si dica che l’auto che viene prodotta è italiana e non la si venda come italiana".
Al termine del vertice bilaterale a Palazzo Kantei, i due premier mettono invece in rilievo che "il nuovo meccanismo di consultazione esteri/difesa è stato istituito e avrà inizio a marzo" e che "sono state organizzate importanti esercitazioni militari congiunte, marittime e aeronautiche" con rafforzamento della presenza italiana nell’Indo-Pacifico. Verso cui faranno rotta la portaerei Cavour con gli F35 e la nave ambasciatrice Amerigo Vespucci.
Quanto al caso Sgarbi, Meloni afferma di esser in attesa di "vedere Sgarbi per accogliere le sue dimissioni" dopo il pronunciamento dell’Antitrust. "Ho atteso di avere degli elementi oggettivi – dichiara la premier – Per cui mi auguro che Sgarbi, che ha potuto contare su un governo che attendeva degli elementi oggettivi, oggi non si aspetti che quello stesso governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi".