"Marco Vizzardelli, nato il primo luglio 1958. Professione: giornalista di ippica. Segni particolari: appassionato di Scala e cavalli, non necessariamente in quest’ordine". Ci scherza su il sessantacinquenne, da decenni presenza fissa nel loggione, uno dei due spettatori identificati dalla polizia durante la Prima di Don Carlo.
Vizzardelli, cos’è successo giovedì sera?
"Parto dal giorno prima. Mi ha molto infastidito il fatto che sia stata messa in mezzo la senatrice a vita Liliana Segre, tirata a destra e a sinistra quasi fosse uno scudo umano. Ho continuato a pensarci ancora, anche mentre ero in coda con i miei amici per salire in galleria".
Cosa vi siete detti?
"Che era il caso di fare qualcosa. Io ho detto loro che bisognava assolutamente evitare iniziative che coinvolgessero in qualche modo anche la Segre. Prima dell’Inno, un altro loggionista che conosco, non io, ha urlato ’No al fascismo‘, ma quella voce non mi ha condizionato. Dopo l’Inno, mi è venuto quasi spontaneo dire la frase ’Viva l’Italia antifascista‘, non urlata ma pronunciata in maniera perentoria, come una constatazione".
Cosa è successo dopo?
"Ho sentito una voce di donna dire ’Bravo‘ e qualche applauso in platea".
Poi è iniziata l’opera.
"A un certo punto, ho visto una persona che si avvicinava nel buio: dai movimenti ho capito che era un agente. Gentile, mi ha tranquillizzato e mi ha detto che non era niente di grave. A fine primo atto, mi ha mostrato il distintivo e mi ha chiesto i documenti. ’Perché? Cosa ho fatto di male?‘, ho risposto. E me ne sono andato. Poco dopo, sono arrivati in foyer altri quattro poliziotti in borghese, che si sono qualificati come appartenenti alla Digos: mi hanno spiegato che dovevano identificarmi e che se mi fossi rifiutato avrei commesso un reato. A quel punto, l’ho buttata sul ridere: ’Se avessi detto Viva l’Italia fascista, avreste dovuto prendermi e mandarmi fuori, ma così no...‘. Anche loro si sono messi a ridere. La situazione era tranquilla: ho fotografato io il documento e ho inviato lo scatto via Whatsapp a uno di loro".
Lo rifarebbe col senno di poi?
"Certo, oggi ne sono ancora più convinto. Premetto che non sono comunista. Mi definirei di centrosinistra, ma soprattutto non razzista e non fascista. Ho detto una cosa lapalissiana, scritta nella Costituzione: perché tutto questo can can?".
Salvini ha detto che chi urla alla Scala ha un problema...
"Con quella frase ha dimostrato di non sapere nulla della Scala e dell’opera: in teatro si sono dette e sentite cose ben peggiori".
La Russa non ha sentito...
"Furbo".
Le è piaciuto lo spettacolo?
"Direzione e cantanti straordinari, regìa penalizzante".
Nicola Palma