e Nicola Palma
L’urlo prima dell’Inno di Mameli: "No al fascismo". La frase scandita al termine dell’esecuzione: "Viva l’Italia antifascista". I due spettatori identificati dalla polizia. E la polemica che si prende la scena il giorno dopo, con l’hashtag #identificarsi rilanciato dal Pd con una campagna social, i tweet con nomi e cognomi e le richieste di chiarimenti al Viminale. Passata la bufera scatenata all’immediata vigilia della Prima della Scala dalle scaramucce istituzionali sui posti a sedere (chiuse dall’accordo Sala-La Russa per far sedere la senatrice a vita Liliana Segre al centro del Palco reale), eccone subito un’altra ad animare il day after del debutto del Don Carlo al Piermarini.
La ricostruzione parte poco prima delle 18 di giovedì, quando nel giro di pochi minuti si sentono distintamente dalla galleria prima "No al fascismo" e poi "Viva l’Italia antifascista". Al primo intervallo, alcuni agenti in borghese – impegnati nel dispositivo di sicurezza schierato sin dalle 13.30 per vigilare sull’evento sia fuori che dentro il teatro – chiedono i documenti ai due spettatori, come renderà noto a fine serata uno degli identificati, il giornalista e melomane Marco Vizzardelli. Una "ordinaria modalità di controllo preventivo, per garantire la sicurezza della rappresentazione – spiega la Questura di Milano in una nota –. L’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata, ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento".
In sintesi: solo una verifica, come altre ce ne sono state nel corso della giornata, per chiarire chi fossero gli spettatori e per escludere che avessero altre finalità potenzialmente pericolose. "La conoscenza dell’identità delle persone – la conclusione di via Fatebenefratelli – ha consentito di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento". Caso chiuso? Nient’affatto. La segretaria del Pd Elly Schlein intende fare delle parole "Viva l’Italia antifascista" un grido di battaglia contro il Governo targato centrodestra: "Continueremo a gridarlo, ovunque. Anche se non piace a Salvini. E adesso identificateci tutte e tutti". Il governatore emiliano-romagnolo e presidente dei dem Stefano Bonaccini è netto su Facebook: "Bastava identificare una copia della Costituzione. In ogni caso, Viva l’Italia antifascista. Sempre". Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni polemizza con sarcasmo: "Mi auguro che il motivo che ha portato agenti della Digos ad identificare chi ha gridato “Viva l’Italia Antifascista“ alla Scala ieri sera (giovedì, ndr), sia perché il questore e il prefetto di Milano intendono ringraziare quel cittadino per aver reso omaggio alla Costituzione".
Il sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala, intanto, chiude le sue “storie“ scaligere su Instagram prendendo le difese di Vizzardelli: "E infine, ma al loggionista che ha gridato “Viva l’Italia antifascista“ ed è stato identificato, che gli si fa? (Chiedo per un amico)". Un modo per dire che il loggionista non deve subire conseguenze negative per la frase gridata alla Prima. Il capogruppo di Europa Verde in Comune Carlo Monguzzi si rivolge proprio a Sala: "Il sindaco (che ne ha la facoltà) conferisca subito l’Ambrogino a Marco Vizzardelli. Sarebbe la bella e giusta risposta di Milano città medaglia d’oro della Resistenza".