Roma, 21 maggio 2023 – Il Ministro alla Difesa, Guido Crosetto, risponde, ma spesso la telefonata si interrompe. E’ al lavoro, in contatto con il comando operativo dal quale si coordinano spostamenti e interventi di uomini e mezzi delle quattro Forze Armate a sostegno delle popolazioni della Romagna e dell’Emilia colpite dall’alluvione: “Siamo in campo con oltre 1200 uomini, 12 elicotteri e 55 imbarcazioni, oltre 100 veicoli, senza timone di orari, condizioni, rischi”.
Ministro, dall’altro capo del mondo, al G7 un “lungo e cordiale” colloquio tra Meloni e Macron. La crisi tra Italia e Francia è superata?
“I rapporti devono essere stabiliti in base alle posizioni e agli argomenti - avvisa il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, politico accorto di lungo corso - Ci sono temi e dossier su cui si viaggia insieme e altri su cui si hanno visioni legittimamente diverse e si va separati. Lo scontro sulle idee che dividono è legittimo. Ieri c’è stato un lungo e positivo confronto su temi unitari e no. Due presidenti non si fanno certo intimidire a vicenda pure se non sono d’accordo”.
Sull’Africa e i migranti si può trovare sintesi anche con il Piano Mattei?
“E’ necessaria una visione europea comune sul fronte Sud, sul Mediterraneo, sui rischi che arrivano dall’Africa, e l’Italia - che si è rapportata, negli anni, al continente africano in modo diverso rispetto alla Francia - oggi ha più spazio di interlocuzione e cooperazione. Sono convinto che l’approccio italiano sia quello migliore, più proficuo, anche per la stessa Ue, perché più rispettoso e attento nei confronti delle popolazioni africane. Non esiste un futuro per l’Europa senza un futuro per l’Africa. Su questo noi italiani dobbiamo esercitare un’azione maieutica sulla Ue. Quando parliamo di piano Mattei per l’Africa intendiamo una crescita economia in cui la ricchezza la lasci in quei Paesi e non la riporti in Occidente”.
Meloni al G7 ha insistito molto sul Global South.
“Il presupposto della pace, della convivenza civile, della crescita economica, dell’abbattimento delle diseguaglianze, che dovrebbe essere uno degli obiettivi del G7, richiede stabilità e per ottenerla bisogna aiutare i Paesi in cui questa stabilità non esiste. Bisogna aiutare il Sud del Mondo a crescere senza imporre la democrazia, ma fare in modo che cresca con i loro tempi e processi, garantendo loro la stabilità. Poi l’evoluzione di quei Paesi porterà alla loro autodeterminazione”.
La Meloni ha criticato l’azione del Fmi in Tunisia.
“E io critico l’ottica occidentale, burocratica, con cui affrontiamo temi molto più rilevanti. Siccome la Tunisia non è veloce quanto noi vorremmo nell’adeguamento dei suoi modelli ai nostri, che è già una presunzione, non l’aiutiamo e non facendolo la mettiamo nelle mani di Cina e Russia. L’approccio burocratico occidentale diventa così un loro alleato di fatto. Follia pura”.
Le missioni militari all’estero possono aiutare?
“Sì, proprio perché il processo di stabilizzazione si crea quando esiste una forza che garantisce la sicurezza e le istituzioni democratiche. Avere forze armate come elementi terzi, rispetto alla disputa politica o agli scontri interni, aiuta e favorisce la crescita democratica, ma non basta. Sotto l’ombrello di sicurezza delle missioni italiane, Ue o Onu, Nato ci deve essere la crescita anche di agricoltura, sanità, cultura, istruzione, formazione. La sicurezza non si crea solo con le forze armate, ma con la crescita. Perché se poi andiamo via e non è cresciuta la loro ricchezza, l’istruzione, la sanità, la cultura non hai ottenuto nulla”.
Ma nel contesto della guerra in Ucraina la pace è più vicina o più lontana?
“Auspico la pace dall’inizio del conflitto. La cerco tutti i giorni nel mio lavoro e la cerca il governo. Noi dal primo giorno abbiamo chiarito chi era in torto e chi aveva ragione, chi aveva attraversato il confine e invaso una libera nazione e chi resisteva. Ma aiutare l’Ucraina non ci ha impedito di lavorare per la cessazione delle ostilità”.
Il piano cinese può aiutare?
“Qualunque piano accettato da entrambe le due parti va bene, ma devono essere entrambe le due parti ad accettarlo. Se le due parti danno l’ok, tutto il resto passa in secondo piano. Alcune delle posizioni molto forti, dure, dell’Occidente sono da interpretare non come volontà di escalation, come modo per far capire che l’Ucraina non verrà mai lasciata sola ed è meglio arrivare a trattativa”.
Le elezioni in Usa del 2024 possono cambiare il quadro?
“Assolutamente sì perché c’è una differenza sostanziale tra le democrazie e le autocrazie. Le democrazie ogni x anni vanno al voto e le persone che votano non ragionano non in un’ottica internazionale ma localistica che dice: tutto ciò è che disturba la mia pace deve finire, non importa come. Le elezioni negli Usa saranno cruciali”.
La Cina è un pericolo o solo un concorrente?
“La Cina è l’unico Paese al mondo che ragiona con un approccio pluridecennale, si muove con una visione ampia e ha una strategia chiara per diventare la prima grande potenza del mondo. Europa e Ue, dopo la scelta scellerata di Prodi di aprire del Wto alla Cina senza regole, hanno fatto sì che tutte le produzioni, anche le più rilevanti, si trasferissero in Cina che ha colto al balzo quell’occasione per fare incetta di materiali necessari alle sue produzioni, costruendosi un vantaggio produttivo, competitivo e di possesso di materie prime per costruire ricchezze basilari. L’Occidente se ne è accorto tardi e ora cerca di correre ai ripari in una partita a scacchi su materie prime, terre rare, energia. L’Africa sarà il prossimo scenario di confronto come pure i fondali marini o lo spazio. La competizione sarà sempre maggiore, prima industriale e tecnologica, poi militare”.
Il governo Conte ha sbagliato a sottoscrivere la Via della Seta?
“Secondo me sì, soprattutto per ciò che significa nell’ottica cinese: il tentativo di penetrazione profonda dei Paesi in cui passa la Via della Seta. Il loro modello è di chi occupa un Paese, porta manodopera cinese e porta la ricchezza prodotta in Cina. Un modello più predatorio che una proposta di crescita insieme”.
Nel 2024 ci saranno le elezioni europee. Il centrodestra è esportabile anche a livello Ue?
“Sì ed è uno dei motivi per cui ho sposato con grande entusiasmo scelta conservatrice di FdI. L’obiettivo politico che ho sempre avuto in mente è la creazione di due grandi famiglie europee che si confrontano, centrodestra e centrosinistra, mettendo fine agli inciuci che hanno solo danneggiato la Ue. Con gli approcci ideologici alla Timmermans, invece, non c’è futuro”.