"Non ho commesso alcun reato". È quanto manda a dire Giovanni Toti tramite il proprio legale, Stefano Savi. Dagli arresti domiciliari nell’abitazione di Ameglia, in provincia di La Spezia, il governatore della Liguria fa sapere che "studia le carte e lavora" in preparazione dell’atteso interrogatorio davanti al pm "per dimostrare la correttezza del mio operato" e respingere le accuse di corruzione semplice continuata e aggravata, falso e agevolazione della mafia. Ma l’audizione non si svolgerà prima di fine mese, dilatando perciò tutte le scadenze delle vicenda, comprese le probabili dimissioni del governatore.
Toti avrebbe preferito incontrare prima i magistrati per accelerare i tempi di revisione dei domiciliari. I pm intendono però sentire prima con gli altri indagati. A cominciare dal magnate della logistica portuale genovese Aldo Spinelli, anch’egli agli arresti per corruzione. Nell’interrogatorio di garanzia davanti alla gip di Genova Paola Faggioni, Spinelli avrebbe da un lato affermato che "Toti non ha fatto niente" per favorire i suoi affari. Millantando anzi un po’ "a vanvera" i propri favori all’imprenditore. Al tempo stesso "i 40mila euro glieli abbiamo dati perché si era interessato", avrebbe dichiarato Spinelli. Quanto ai sostegni elettorali, per l’imprenditore "sono i 4.500 euro", tutti "documentati".
L’interrogatorio del governatore sarà fissato nella settimana tra il 27 maggio e il 2 giugno, come informa l’avvocato Savi, che ieri ha incontrato il pm Luca Monteverde. Il programma della difesa di Toti resta chiedere l’attenuazione della misura cautelare dopo aver parlato coi magistrati. E, in caso di risposta negativa, decidere le dimissioni. Secondo la linea difensiva del governatore le accuse di voto di scambio riguarderebbero solo cene elettorali, mentre gli interventi in favore di Spinelli erano volti a evitare una “guerra“ sul Fronte del porto da far pensare a Marlon Brando e Rod Steiger nel film di Elia Kazan.
Data però l’agenda fissata dai magistrati, tutto sembra rinviato a dopo il voto europeo. Come in fin dei conti non dispiace alla maggioranza di governo, che vorrebbe “sterilizzare“ i contraccolpi relativi più al malcostume che all’entità economica della vicenda. A meno che nell’imminenza del voto non arrivino ulteriori accuse, come però sembrerebbe improbabile a questo punto.
Prima o dopo il voto, le dimissioni di Toti sono considerate ormai scontante anche nel centrodestra. "Non si può stare un anno così. E neppure qualche mese", gli manda a dire l’azzurro Claudio Scajola sicuro che capirà da solo quando lasciare. Sulla stessa lunghezza d’onda, il segretario di FI Antonio Tajani rileva che "se dovesse rimanere in condizione di detenzione, sarà difficile poter continuare a governare". Mentre il leader del Carroccio Matteo Salvini non retrocede dalla difesa di Toti, il dem Stefano Bonaccini ribadisce che il passo indietro è "inevitabile". Il che rimanda direttamente al voto prossimo venturo, probabilmente in autunno, insieme alle regionali umbre. E che vedrà probabilmente in lizza il sindaco di Genova Marco Bucci – ma si parla anche del sottosegretario leghista Edoardo Rixi e del coordinatore regionale di FdI Matteo Rosso – contro il dem Andrea Orlando.