di Antonella Coppari Se ne parla da oltre 20 anni. Tanto che l’attore Neri Marcorè ci costruì un tormentone nel 1996: "Vieni anche tu nel grande centro". Non si è mai concretizzato e rischia di non realizzare anche questa volta, benché le condizioni politico-ambientali sarebbero propizie. E tuttavia i centristi in comune sembrano avere ben poco. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, per esempio, al centro ci tiene sì, ma solo se sbilanciato a destra: "Sono premature le fughe verso Renzi: si deve ripartire dal centrodestra". Il governatore ligure, Giovanni Toti, la pensa all’opposto: "Le coalizioni sono finite: costruiamo un’architettura che prenda atto dei cambiamenti riunendo i moderati". Nel mezzo, si pone il senatore Gaetano Quagliariello: "Lavoriamo al progetto ‘Italia al centro’. Ce n’è l’esigenza, dopo la sbornia estremista". Senza navigare nel grande lago del centro, basta restare all’interno di Coraggio Italia per percepire la differenza. Non si tratta solo di teorie, ma di scelte concrete. Per costruire una formazione di centro ci vuole una legge elettorale adeguata: per i politologi si tratta del proporzionale. Di cui né Berlusconi né Renzi vogliono sentir parlare. Come è possibile? Non ha dubbi Ettore Rosato (Iv): "La legge perfetta per fare il terzo polo è quella attuale". In ogni caso, continua, "decideremo il nostro futuro il 26 febbraio, nell’assemblea nazionale". Non che dentro Iv le acque siano del tutto tranquille: Gennaro Migliore, ex Sel, di ritrovarsi a braccetto con la destra non avrebbe tanta voglia: centristi sì, ma spostati a sinistra. Un Brugnaro rovesciato. "Ecco: alleati con Conte dopo averlo tirato giù, sai che trionfo", ironizza un renziano. Ma chi sono i registi dell’operazione ‘Italia al centro’, federazione che dovrebbe vedere la luce con tanto di simbolo dopo le amministrative, anticipata in primavera da iniziative parlamentari? Tanti, forse troppi, e non solo i capi ...
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