È sulla Basilicata che si concentra l’attenzione del centrosinistra nel tentativo di guadagnare la pole position in vista delle europee e le amministrative dei 9 e 10 giugno. Vinta a sorpresa la sfida in Sardegna e senza farsi eccessive illusioni sull’Abruzzo, dove il 10 marzo non ci sarà il voto disgiunto determinante nell’isola, l’ago della bilancia potrebbe rivelarsi proprio la piccola e trascurata regione meridionale del coast to coast tirreno-ionico, tra rigogliose colline scoscese e arroccati panorami antichi. Perciò nell’opposizione sta crescendo il pressing sull’ex ministro della Sanità, il potentino Roberto Speranza.
L’esponente dem, che intrattiene dai tempi del Covid-19 un ottimo rapporto con l’ex premier Giuseppe Conte, è il solo che potrebbe ottenere il gradimento dei 5 Stelle nel quadro di un’alleanza allargata per sfidare l’uscente azzurro Vito Bardi in Lucania, confermato – come Cirio in Piemonte e Tesei in Umbria – alla ricandidatura nell’accordo in extremis che il centrodestra ha trovato proprio per rimarginare le ferite sarde.
Speranza personalmente rimane riluttante: considera il governo regionale una sorta di retrocessione, per quanto nel Pd rappresenti una minoranza affatto scombinata. A maggior ragione, "se fossero Schlein e Bersani a chiedergli un atto di responsabilità", pronosticano al Nazareno, Speranza potrebbe cedere. È infatti l’ex segretario piacentino che l’ha portato alla ribalta come coordinatore della sua mozione ai tempi della sfida con Renzi. E non c’è dubbio che con Conte i rapporti siano ottimi. Senza contare che Speranza persona più leale alla causa di partito che alle velleità personali.
Sarà probabilmente quella del 21 e 22 aprile in Lucania la partita dirimente per determinare quale dei due schieramenti di presenta meglio alla sfida delle europee e delle successive elezioni amministrative. Rinvigorita dal successo a sorpresa in Sardegna, l’opposizione vagheggia il bis anche in Abruzzo. Per quanto l’uscente di FdI Marco Marsilio abbia perso punti, l’ex rettore teramano Luciano D’Amico, sostenuto da un’alleanza a campo larghissimo, non può esser assimilato alla dinamica ex viceministra Alessandra Todde e alla sua capacità di penetrazione nell’elettorato popolare sardo. E soprattutto nella regione adriatica non c’è il voto disgiunto che si è rivelato determinante in Sardegna.
Dopo il voto abruzzese, sarà quello lucano a indicare il trend. Considerato comunque che non si tratta delle grandi regioni popolose e produttive, l’attenzione si sposta ovviamente sulle Europee e le amministrative di giugno, quando si voterà anche per la regione Piemonte. Al netto della partita proporzionale delle Europee, dove la sfida è anche interna alle coalizioni, è su Umbria e Piemonte che si concentra l’azione dei partiti. Per la regione Umbria si voterà in autunno, ma a giugno si rinnovano molte amministrazioni comunali, compresa quella di Perugia, dove il centrosinistra punta su Vittoria Ferdinandi, figura civica nelle corde dei 5 Stelle e che potrebbe aprire la strada delle regionali per la sindaca di Assisi Stefania Proietti, che guida una giunta a campo largo.
In Piemonte invece ogni possibilità di intesa pare pregiudicata dalla incompatibilità personale tra l’ex sindaca di Torino e plenipotenziaria 5 Stelle Chiara Appendino e il sindaco dem in carica Stefano Lo Russo. Tantopiù che il Pd vorrebbe candidare Sergio Chiamparino, l’ex governatore già sconfitto cinque anni fa proprio da Cirio.