Le ferite, nella maggioranza, restano ancora visibili, ma alla fine la minaccia messa in atto nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ("o me o il Superbonus") ha sortito l’effetto desiderato: il provvedimento, sul quale mercoledì il governo aveva incassato la fiducia, è diventato legge ieri in seconda lettura dopo essere stato approvato a Montecitorio senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato.
Un decreto che per Giorgetti era necessario per mettere un freno a una situazione considerata molto critica per gli effetti sui conti pubblici del bonus e paragonata dal responsabile del Mef addirittura "al Vajont". Ma che ha visto la maggioranza divisa nel primo passaggio in Senato sul voto sull’emendamento del governo che ha introdotto ulteriori misure restrittive, tra cui l’allungamento da 4 a 10 anni della detrazione per le spese sostenute nel 2024. E che ha visto scendere in campo anche l’Abi, con il presidente, Antonio Patuelli, preoccupato per le conseguenze di uno stop che potrebbe provocare "il default per famiglie e imprese". Secondo Patuelli "bisogna trovare strumenti diversi per animare il mercato". Non solo: Forza Italia, fortemente contraria alla misura al punto da mettere a repentaglio la stabilità della maggioranza in Aula (il governo ha poi avuto infatti il sostegno di Renzi e di Iv, ndr) è ancora decisa a trovare un modo per consentire a chi ha avviato i lavori nel 2024 di finirli: "Su questo decreto Forza Italia non nasconde di non essere felice di approvarlo, abbiamo più volte segnalato che ci deve essere un equilibrio". Ma ancora non è chiaro quale sarà il modo per raggiungere l’obiettivo. E comunque, anche all’opposizione la "tagliola" di Giorgetti è considerata un errore. Il leader M5s, Giuseppe Conte: "Si sono rimangiati gli impegni e ora mandano sul lastrico famiglie e imprese italiane".
Insomma, di Superbonus si parlerà ancora perché dentro la maggioranza la partita è aperta e il mondo dell’edilizia preme perché sia trovata una "misura paracadute" capace almeno di consentire a chi è rimasto a metà di un’opera di portarla a buon fine. Il neopresidente di Confindustria, Orsini: "Sono d’accordo che venga chiuso, ma non dall’oggi al domani", per consentire almeno alle imprese di "finire i lavori". Nel testo del provvedimento, è stata confermata la stretta prevista, con lo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli interventi sugli immobili Iacp, cooperative, Terzo Settore, e quelli per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Resta la possibilità di avvalersi dello sconto e della cessione del credito se alla data di entrata in vigore del decreto risulti depositata la Cila, la comunicazione di inizio lavori asseverata.