Sabato 9 Novembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Il congresso del Pse: "Noi argine alle destre". Ma ai socialisti del nord non piace il Pd col M5s

Per gli alleati dei dem in Europa è irrinunciabile il sostegno all’Ucraina. Scelto l’anti Ursula per la Commissione Ue: è il lussemburghese Schmit.

Nicolas Schmit con Elly Schlei

Nicolas Schmit con Elly Schlei

Roma, 3 marzo 2024 – Non aprite quella porta. "Siete davvero pronti a tradire la vostra storia, aprendo le porte all’estrema destra?", chiede la segretaria del Pd Elly Schlein rivolta al Ppe dal palco del congresso romano del Pse. "Basta con la normalizzazione dell’estrema destra – esorta la leader dem –. Meloni ha aperto le porte dell’Ecr a Orban e Zemmour: quale è il limite?". Ma la "chiara linea di demarcazione" fissata dal presidente degli eurosocialisti ed ex premier svedese Stefan Lofven introducendo i lavori alla Nuvola dell’Eur è tutt’altro che scontata. Mai con i Conservatori di Giorgia Meloni, mai con Identità e Democrazia di Matteo Salvini, "mai con Afd, Pis, Vox, Le Pen", scandisce Lofven. Ma vallo a dire a Ursula von der Leyen: che il prossimo 6 e 7 marzo a Bucarest sarà incoronata dal congresso del Ppe per succedere a se stessa alla guida della Commissione Ue; come ieri hanno fatto i socialisti con l’investitura dell’attuale commissario al Lavoro, Nicolas Schmit.

È un doloroso vorrei ma non posso l’aut aut che il Pse rivolge ai popolari. Doloroso come si profilano le scelte che attendono il Pse, che dal 1979 condivide il governo europeo insieme ai popolari. Per quanto Schlein venga incoronata dai partner europei nel ruolo di antagonista di Meloni sull’onda dell’entusiasmo per il voto in Sardegna, infatti, la crisi in cui versa il Pse a livello europeo pone il partito di fronte al rischio concreto di far parte della nuova "maggioranza Ursula" insieme ai conservatori guidati dalla premier italiana.

Ridotto ai minimi termini in Francia e ai minimi storici in Germania, che costituivano l’asse portante della socialdemocrazia europea, il gruppo eurosocialista poggia oggi sul piano numerico sostanzialmente su Spagna e Italia; insieme al Portogallo e la Romania, che hanno però delegazioni più piccole. Fuori dai diktat, per i socialisti si pone quindi un duplice problema: in primo luogo non correre il rischio di essere sostituiti dai conservatori, eventualità che i popolari per primi intendono in realtà sventare, in secondo luogo non essere confinati a un ruolo ancellare nella prossima maggioranza.

Difatti il Pse vagheggia la presidenza del Consiglio europeo, per cui il favorito sarebbe il premier portoghese Antonio Costa, in procinto di congedarsi da un’esperienza di governo (per questioni giudiziarie che non lo riguardano) dai buoni risultati economici. Anche se l’ombra di Mario Draghi incombe sempre.

L’ex ministra della Difesa tedesca, comunque, è assolutamente in pole per la conferma. Gode del sostegno Usa. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz non può non sostenerla. Il premier spagnolo Pedro Sanchez la sostiene espressamente. E tanto per coprirsi a destra, sia per arginare i sovranisti che nell’eventualità di una vittoria di Trump, va a braccetto da oltre un anno con la premier italiana. La qual cosa potrebbe diventare alquanto scabrosa per il Pd schleiniano, nel momento in cui si trovasse a sostenere la nuova "maggioranza Ursula" insieme al gruppo di Meloni invece che con i 5 Stelle, come avvenne nel 2019. Un vero assist per Giuseppe Conte e la sua corsa alla premiership.

A maggior ragione ieri il Pse si spellava le mani per la segretaria dem e il successo sardo. Anche se i socialisti nord-europei in declino non vedono di buon occhio la compagnia del populismo 5 Stelle, soprattutto per le posizioni sull’Ucraina, visto che il sostegno a Kiev è considerato irrinunciabile per i progressisti europei. Del resto rispetto a Schlein ci sono significative differenze anche in tema di gestione del dossier migranti (esempio lampante le politiche della premier danese Mette Frederisken). Così come la leader dem ha buon titolo di lamentarsi del fatto che Parigi e Berlino tengono in stallo la direttiva sui rider.