Venerdì 3 Maggio 2024

Governo 2018, italiani stanchi dello stallo. E il 58% è per il voto

Il sondaggio: senza intese, meglio elezioni subito. M5S e Lega recuperano terreno L'EDITORIALE / Reazioni a catena - di PAOLO GIACOMIN Ora Di Maio si aggrappa al Pd FOCUS Partiti matrioska, così formare un esecutivo diventa un rebus Governo 2018, è muro contro muro

Matarella al Quirinale e le maggioranze possibili

Matarella al Quirinale e le maggioranze possibili

Roma, 8 aprile 2018 - Non hai vinto, ritenta. Se si guarda all’esito elettorale e si presta attenzione al dibattito in atto, nonché agli esiti degli incontri con il Presidente della Repubblica Mattarella, l’ipotesi delle elezioni a breve potrebbe diventare una realtà. Sarà pure il gioco della politica e la tattica per costruire le alleanze ma, assumendo per vero le dichiarazioni dei leader, non c’è via di scampo e sembra tutto un paradosso pirandelliano: il M5S vuole fare il governo con la Lega ma non con il centrodestra, la Lega replica che non farebbe nessun accordo con Di Maio se non insieme a tutta la sua coalizione, allora i cinquestellati si rivolgono al Pd, che al momento sembra diviso tra possibilisti e oltranzisti al dialogo. Nel frattempo, nessuna delle forze in campo ha i numeri per formare autonomamente un governo.

Sembra una commedia del teatro dell’assurdo: gli stessi partiti che solo qualche mese fa votarono per una legge proporzionale senza premio di maggioranza, oggi escludono alleanze che proprio questo sistema elettorale prevede per poter formare un qualsiasi esecutivo. Oggi i partiti sembrano dimenticarsi del volere dei propri votanti e si chiudono a riccio all’interno del Parlamento senza interloquire con i cittadini. Tra il Quirinale e i partiti c’è però un terzo incomodo: l’elettore, appunto. È interessante analizzare, quindi, come sta reagendo l’opinione pubblica a questo stallo istituzionale e quali sono le attese e i bisogni. Come spesso accade, la visione degli elettori è più razionale e chiara rispetto a quella dei leader, forse per il motivo che hanno meno da perdere dal punto di vista personale. Ciò che si coglie è una doppia valutazione degli eventi: il 62% chiede in maniera esplicita che i partiti trovino un accordo ma al contempo il 58% pensa che se non c’è un punto in comune è meglio ritornare a votare, ma subito. Da notare che solo il 18% sarebbe a favore di un governo istituzionale o di garanzia.

Sintetizzando, dunque, la lettura di questi ultimi dati emerge in maniera forte che gli italiani non sono più disposti ad attendere i tempi lunghi, le tattiche, il detto e non detto, i finti appelli. Tutto questo ha ormai stancato l’opinione pubblica che a questo punto prende posizione affermando che se ci sono le condizioni si faccia un governo al più presto, se non ci sono è inutile perdere tempo e quindi si vada ad elezioni. Tra l’altro proprio i giochi di Palazzo sono stati i principali fattori che hanno allontanato negli anni i cittadini dalla politica, l’elettorato invece richiede semplicità, chiarezza e velocità.   In questa prima fase post-elettorale il palcoscenico politico sta fornendo una sceneggiatura diversa, sembra di stare alla partenza del Palio di Siena quando i fantini al momento dello start cercano di stringere accordi con gli altri colleghi e la corsa non inizia fino a quando non si chiudono le intese. Ma quello è un gioco, adesso in palio ci sono le sorti dell’Italia e di tutti i cittadini. D’altronde se si dovesse andare ad elezioni anticipate gli stessi italiani dividono le responsabilità tra i vari attori in commedia: il 25% pensa che la colpa sia di Di Maio, il 24% di Salvini, il 22% di Berlusconi, il 20% della classe dirigente del Pd. Come dire: mal comune mezzo gaudio.

Al contempo, bisogna notare che nonostante sia trascorso solo un mese dalle elezioni, le intenzioni di voto hanno subito una significativa variazione rispetto al risultato dello scorso 4 marzo. Primo partito si riconferma il M5S, ma con un aumento del 3% e arriva al 35,5%. Il centrodestra tiene nella sua globalità e riconferma il 37% ma i voti si spostano verso la Lega che arriva al 21%. Tutti gli altri partiti perdono consenso: FI scende al 12%, il Pd al 17%, Leu sotto il 3%. Intanto gli elettori attendono. Soluzione cercasi, ma subito.