Domenica 5 Maggio 2024

Enrico Letta: "Aiutiamo i lavoratori. A fine anno diamo a tutti una quattordicesima"

"Il governo non cadrà ma se succedesse noi non ne sosterremo altri. Il progetto politico del Pd è di lungo periodo, si chiama Italia 2028"

Roma, 1 luglio 2022 - Tre messaggi netti. "Il governo non rischia, ma per quello che ci riguarda questo è l’ultimo governo della legislatura". "Oggi il compito della maggioranza è quello di realizzare la svolta sociale che serve al Paese: e, dunque, di riuscire a garantire ai lavoratori e alle famiglie una sorta di quattordicesima entro fine anno e di arrivare al taglio strutturale del cuneo fiscale per l’anno prossimo". "Il Pd metterà in campo un progetto che si chiamerà ‘Italia 2028’ e su questo ci confronteremo per le alleanze in vista delle elezioni del 2023".

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Enrico Letta, leader del Pd, è nato nel 1966
Enrico Letta, leader del Pd, è nato nel 1966

Sceglie e scandisce le parole, Enrico Letta, mentre scorrono i titoli della conferenza stampa della tregua di Mario Draghi. E, nel suo ufficio al terzo piano del Nazareno, si comprende la sintonia mai venuta meno, anzi, tra il segretario del Pd e il premier. Con un avviso che il leader dem ci tiene a sottolineare: "Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina e a cercare la pace, la pace, la pace. E, rispetto alle conclusioni dell’ultimo vertice della Nato, siamo d’accordo, ma non ci deve essere uno scambio in modo tale che la Turchia abbia mano libera sul Kurdistan e con estradizioni dalla Svezia e dalla Finlandia".

Dunque, Lega e 5 Stelle hanno più di un’insofferenza verso il governo e lo stesso Draghi, ma il governo non rischia?

"Io non vedo rischi per il governo. Vedo la necessità, come maggioranza, di capire come riusciamo a dare la svolta sociale che serve al Paese, perché i prossimi mesi saranno duri per il Paese, per l’economia, per le famiglie, per le imprese. Lo stesso Draghi conferma che non vi sono rischi per il governo che noi sosteniamo convintamente".

Eppure, Matteo Salvini e Giuseppe Conte, periodicamente, non sembrano perdere l’occasione per creare fibrillazioni: a un certo punto Draghi potrebbe dire basta.

"L’ho detto chiaramente: il governo è nato con questa squadra e con questa maggioranza. Per noi la legislatura terminerà con questo governo e questa squadra. Non immagino che vi possano essere cambiamenti, come appoggi esterni o uscita di qualche partito. Draghi ha detto una cosa simile. Lui non è disponibile a un Draghi-bis o a altre maggioranze. D’altra parte, credo che sia fondamentale che le forze politiche non sovrappongano proprie battaglie all’agenda di governo".

Si riferisce all’ultimatum della Lega sullo ius scholae?

"E’ un ultimatum totalmente fuori luogo, nel senso che noi siamo vincolati da un programma di governo e lo portiamo avanti. I temi dei diritti, della cittadinanza, sono temi che stanno fuori, perché hanno a che fare con l’agenda parlamentare. In Parlamento si discute e in Parlamento si voterà. Quando la Lega ha affossato il disegno di legge Zan non è che abbiamo fatto cadere il governo. Era una vicenda parlamentare nella quale la maggioranza non c’è stata e ce ne siamo fatti una ragione. Non potevamo fare altrimenti. Chiedo alla Lega di avere lo stesso atteggiamento corretto che noi abbiamo avuto in quella occasione. Se ci sarà una maggioranza per approvare lo ius scholae la Lega lo accetti".

L’alleanza con i grillini rimane nel suo orizzonte?

"Io so che ho un compito più facile di quello di Conte. Nel senso che io sono il segretario di un partito strutturato che esiste, che ha una sua storia, un suo percorso. Lui è stato il presidente di due governi non usuali e gli è stato chiesto di essere il capo di un partito che deve individuare il suo modo di essere: è un compito molto più difficile. Il percorso che abbiamo fatto fino a oggi è un percorso che abbiamo fatto insieme, in comune, votando e facendo scelte in sintonia. Anche in questi ultimi giorni. Sono convinto che continueremo ad andare avanti in sintonia. Non temo che vi sia uno scartare di lato e lui stesso lo ha detto che non ha intenzione di far uscire i 5 Stelle dal governo".

E con i centristi (Calenda, Renzi, per cominciare) come la mette: non vogliono sentire parlare dei grillini.

"In queste elezioni amministrative abbiamo sperimentato alleanze larghe che hanno funzionato. Ma, prima delle alleanze, da adesso in avanti viene il progetto per l’Italia. A me piacerebbe un nome tipo Italia2028, con riferimento agli obiettivi da perseguire in una intera legislatura. Ne parlo qui per la prima volta ma ne discuteremo tutti insieme e decideremo in autunno. Su questo ci confronteremo con i possibili alleati".

Molto dipenderà dalla legge elettorale.

"Certo. E voglio cogliere l’occasione di questa intervista per lanciare la disponibilità del Pd a discutere di legge elettorale non perché noi abbiamo paura ma perché noi crediamo che uno dei motivi della disaffezione degli italiani per la politica sia quello delle liste bloccate".

Prima del 2023 c’è l’autunno delle famiglie impoverite.

"Sicuramente. E infatti si tratta di costruire la soluzione con gli alleati e il governo, ma io immagino un’operazione strutturale di taglio del cuneo che parta a gennaio prossimo, ma preceduta da un intervento che si sviluppi nella seconda metà dell’anno per far arrivare ai lavoratori in busta paga una sorta di quattordicesima, una mensilità in più. Una misura che sia finanziata con l’extragettito che c’è e con gli extra-profitti. Tutto questo accompagnato da un intervento per il lavoro povero, al quale sta lavorando il Ministro Orlando, in attesa del salario minimo".