I conti, per ora, sono buoni. Il bilancio 2023 della Rai evidenzia un risultato netto consolidato in pareggio e un indebitamento netto pari a 568 milioni di euro, in miglioramento rispetto all’anno precedente e comunque attestato su livelli di sostenibilità. La Rai, dunque, va. Tanto che ieri l’ad, Roberto Sergio, ha sentito la necessità di elencare tutti i volti che hanno rinnovato il contratto anche per il prossimo anno o per i prossimi due, da Federica Sciarelli a Sigrifido Ranucci, passando per Alberto Angela, Carlo Conti, Milly Carlucci, Mara Venier, Marco Damilano, Geppy Cucciari, Stefano De Martino, Francesca Fagnani, Salvatore Sottile, Piero Chiambretti e Massimo Giletti.
Certo, resta l’incognita di Rosario Fiorello, ma pare, come lui stesso ha voluto ribadire, che sul divano Rai ci stia molto comodo e malgrado la voglia di fare uno show "solo radiofonico" al momento la moneta sonante di Discovery non sembra colpirlo più di tanto. In Rai, tuttavia, il clima resta teso, come d’altra parte sempre è accaduto quando si è vicini alla fase calda del rinnovo del cda (giugno); la carica di ad dovrebbe passare a Giampaolo Rossi e quella di presidente, a meno di sorprese dell’ultimora, a Simona Agnes. Ma c’è ancora qualche incertezza sui nomi degli altri membri del consiglio, se si esclude la conferma, per il M5s, di Alessandro Di Majo. Tensioni che, però, riguardano anche altri settori, come quello dell’informazione, dove i giornalisti Rai, ricordando la lunga scia di volti che hanno lasciato la tv pubblica e contestando "la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti", ha proclamato lo stato di agitazione affidando al sindacato un pacchetto di cinque giorni di sciopero.
Nel frattempo, Bruno Vespa, in una lettera aperta a Dagospia svela un retroscena di tre anni fa: "Il 2 ottobre 2021 Berlusconi mi chiese: quanto guadagni? Un milione. Orfeo da direttore generale mi aveva ridotto il compenso del 37 per cento, cosa mai avvenuta nella storia della Rai. Berlusconi mi disse: ti offro il doppio. Ringraziai e dissi che fino a quando non mi avessero cacciato dalla Rai…".
C’è chi ha resistito, dunque, alle lusinghe del denaro (non del successo, ovviamente) e a differenza di Amadeus e di altri ha preferito restare in Rai. C’è stato anche un tempo, tuttavia, in cui a resistere alle lusinghe di Fininvest, non ancora Mediaset, con un Berlusconi ancora imprenditore e non politico (era il 1987) furono personaggi di calibro: Pippo Baudo, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Mike Bongiorno e Raffaella Carrà. Qualcuno, poi, è tornato indietro, ma la Rai, nonostante quei momenti di grande turbolenza e incertezza, ha sempre retto l’onda di piena. E c’è da giurare che anche stavolta, nonostante le voci di prossimi addii, resisterà all’offensiva economica dell’americana Discovery.
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