Pina Picerno, vicepresidente del Parlamento europeo, Pd: dopo il no al Mes che contraccolpi vede per l’Italia?
"Certamente in termini di credibilità e affidabilità. Il Governo si è presentato in Europa con l’idea che la riforma del Patto di stabilità e il consenso al Mes facessero parte di un’unica partita di poker. Niente di più velleitario. A Bruxelles servono sempre rigore e gradualità, non si consente a nessuno di conservare assi nella manica per cacciarli fuori al momento opportuno, esponendo l’economia nazionale ed europea a speculazioni finanziarie per calcoli elettorali".
Quali timori si insinuano ancora, secondo lei, tra i parlamentari italiani in merito al Mes?
"È sembrata prevalere una stravagante teoria cospirativa sulla privatizzazione del debito. Ovviamente va nel novero di un dibattito nazionale inquinato dalla distorsione della realtà. Tutti i Paesi dell’eurozona lo hanno approvato. Ogni decisione europea può essere sottoposta a processi migliorativi, ma non abbiamo parlato di questo. Il Mes era il male, hanno prevalso l’irrazionalità e la furbizia di considerarla una partita di giro".
Lei cosa condivide e cosa no di questo sentimento trasversale sul fondo salva-stati?
"Nulla, e non è stato trasversale: ha riguardato le forze populiste. È lo strumento individuato per mettere al riparo le nostre economie da possibili crisi. È una riserva per circoscriverle laddove dovessero presentarsi. È volontario. Può essere migliorato? Certamente, ma non si migliora nulla nell’isolamento".
Dunque abbiamo fatto una figuraccia? E sapremo rimediare, dopo le europee?
"Bisognerà recuperare credibilità. E dopo il voto verrà una lunga stagione di riforme dei trattati e del funzionamento dell’Unione. Ma per quanto si possa essere generosi, questo Governo è il meno adatto ad affrontarla".
I rapporti con Francia e Germania non saranno più gli stessi. Ma che convenienza abbiamo a contrapporci a loro?
"Io non credo nell’Europa dell’asse portante. Ma dipende da noi. L’Italia è tra i paesi fondatori, ha avuto sempre un peso enorme nelle scelte europee. Basta girarsi un attimo alle nostre spalle, nel corso di questa legislatura europea: dal Next Generation al sostegno all’Ucraina, il nostro paese ha contato, eccome. Ma conta quando sa di essere al centro delle decisioni, non quando crede di essere più furbo di tutti".
Il ministro Giorgetti ha detto che, se fosse stato per lui, avrebbe firmato il Mes. A suo giudizio, dopo il voto parlamentare, il titolare dell’Economia si dovrebbe dimettere?
"Dovrebbe trarre le conseguenze: è isolato in Europa, nel suo Governo, nel suo partito. Ha seguito il duo Salvini-Meloni in questo folle disegno a rimorchio di Orban e delle peggiori pulsioni nazionaliste. Essere onesti con sé stessi o con la propria parte politica è facoltativo; esserlo con il paese è un dovere".