Mercoledì 24 Aprile 2024

Democrazia digitale, gli italiani dicono no

Il sondaggio: 58 a 29 per il modello rappresentativo. I risultati al 'Festival del Sarà' domani e giovedì con Prodi e Casini

Democrazia digitale

Democrazia digitale

Bologna, 22 ottobre 2019 - Questa casta, è così facile detestarla. E questa democrazia rappresentativa invece, è così semplice volerle bene. Non fa breccia, nell’immaginario collettivo, un’Italia che nel carburatore metta l’olio magico della democrazia digitale. Alcuni cittadini sono stati interpellati durante questo puzzle a incastri forzati che è adesso la politica italiana. E hanno risposto: ci vorrebbe il vincolo di mandato in Costituzione ed è giusto, con un plebiscito, il taglio dei parlamentari. Ma le piattaforme digitali, come il pianeta Rousseau a cinque stelle, non sono un metodo valido di democrazia diretta. Sono i risultati del sondaggio di "digis consulting", le cui torte dopodomani saranno presentate a Sasso Marconi (Bologna) alla terza edizione del Festival del Sarà, del quale Qn-il Resto del Carlino è principale media partner. Imprenditori, politici, costituzionalisti e giornalisti per due giorni (23 e 24 ottobre) si confronteranno sulla Via della Seta, sugli scenari geopolitici e sulla sfida tra Democrazia rappresentativa e Democrazia diretta.

Proprio quest’ultimo tema sarà al centro del panel della seconda serata, come spiega Antonello Barone, ideatore del Festival. "Volevamo che ci fossero dei numeri a supportare la discussione – sottolinea Barone –, e devo dire che ci sono alcuni dati davvero sorprendenti. Una risposta molto matura, a questo proposito è quella sulla gestione delle piattaforme digitali: il 55,4% dichiara che dovrebbe essere gestita dallo Stato, e non da privati (15,4%, il 29,2% non sa) ed entrano in ballo concetti importanti come quello della sicurezza gestionale e della privacy".

La democrazia rappresentativa vince sulla democrazia diretta (funziona per il 58,1%, sarà superata dal ‘metodo’ diretto per il 29%), ma il campione interpellato (740 interviste, rappresentative per sesso, età, scolarità e condizione professionale) promuove l’inserimento nella Carta del referendum propositivo con il 58,6%. "Risposta importante, perché si innesta nelle attuali discussioni in Parlamento – continua Barone –. Il professor Marco Olivetti, costituzionalista della Lumsa, interverrà in un video giovedì proprio per sottolineare quanto sia stato importante il referendum per la storia della nostra democrazia, basti pensare agli anni ‘70. Il popolo italiano è abituato a usare quella consultazione, come chiave per riforme importanti".

È la prima parte della Costituzione che può fornire diversi elementi per arrivare a una partecipazione diretta. "Negli anni ‘90, le riforme per le elezioni dirette di sindaci e presidenti di Regione e Provincia sono stati i primi passi verso il rapporto diretto, anche se ora – spiega Barone – stiamo assistendo a una specie di riflusso, se è vero che il Pd sta chiedendo una riforma in senso proporzionale per equilibrare il taglio del parlamentari. E probabilmente anche per depotenziare quelli che sono i pesi politici in questo momento del Paese, che pendono verso destra». In ogni caso, il cittadino sceglie ancora la democrazia rappresentativa. «Inevitabile, impensabile che i cittadini possano essere costretti a esprimersi ogni giorno".

Per Nicola Cesare invece, che di "digis" – la società che ha svolto il sondaggio – è l’amministratore delegato, per quanto riguarda i risultati del sondaggio c’è da fare un distinguo tra consapevolezza e pancia. "La preferenza per la democrazia rappresentativa resta un punto di riferimento e non è un dato lontano dalla realtà, per quanto pesano oggi i Cinquestelle e considerando parte della Lega – argomenta Cesare –. Il resto del sondaggio, più emotivo, va in altra direzione. Il taglio dei parlamentari al 90,7% dei sì è eloquente e anche la bocciatura di Rousseau (56,9%) può essere considerato veritiera, nel ‘no’ ci sono Pd e Italia Viva, il 21,8% dei sì è lo zoccolo duro dei pentastellati». Dettagli su sesso, classe e età degli intervistati saranno dati giovedì durante il panel. «Veritiero se confrontato alla realtà è anche l’ultimo quesito, quello legato alle visioni diverse sul tema della democrazia da parte degli alleati di governo Pd e Cinque Stelle. Portandolo a 100, il 60% pensa che sarà un problema per la tenuta del Governo, il 40% no".

Il panel di giovedì comincerà alle 18.30 (Palazzo de’ Rossi), con il titolo ‘Rappresentativa contro Diretta. La sfida della democrazia del XXI Secolo’. Interverranno anche Michele Brambilla, direttore di Qn, il professore Angelo Panebianco, il senatore Pier Ferdinando Casini e il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Il panel invece di domani (18.30) sulle ‘Vie della Seta’ avrà come fulcro l’intervista all’ex premier Romano Prodi.