Esce dalla leggenda per entrare nel Parlamento di Strasburgo. Sergio De Caprio, da tutti conosciuto come Capitano Ultimo, scopre il volto e lancia la sua candidatura alle Europee nella lista di Cateno De Luca, "Fronte della Libertà". Al Teatro Quirino di Roma, il carabiniere simbolo dell’antimafia abbassa la sciarpa che lo ha ‘nascosto’ per 31 anni (la mafia ha giurato di ucciderlo), dando il via alla campagna elettorale. "Scopro il volto per le elezioni come atto d’amore. Come feci il mio lavoro da carabiniere, così affronterò questa campagna", dice a un pubblico un po’ scioccato e un po’ fremente di conoscere il vero volto di un mito. La vita di Capitano Ultimo è stata un’epopea, piena di tantissime luci e di qualche ombra. Il suo nome è legato all’arresto del capo della Cupola mafiosa, Totò Riina, il 15 gennaio 1993 mentre l’Italia intera tremava per l’assalto stragista di Cosa Nostra. Le sue gesta sono diventate oggetto di serie tv con Roul Bova, e i giorni dell’arresto del padrino sono ancora oggi una saga scritta a lettere d’oro nella storia della Benemerita.
Nato nel 1961 a Montevarchi (Arezzo), De Caprio percorre la tipica trafila formativa: prima la scuola Nunziatella di Napoli, poi l’Accademia militare di Modena. Da tenente il battesimo di fuoco è a Bagheria, dove arresta il sicario Vincenzo Puccio, assassino del capitano Emanuele Basile. Promosso, va a Milano alla fine degli anni Ottanta e affianca la pm Ilda Boccassini alle prese con l’inchiesta "Duomo Connection" sui rapporti tra politica milanese, i boss di Cosa Nostra e il sistema degli appalti. Ma il richiamo della Sicilia è una sirena troppo forte. Ritorna sull’Isola proprio quando la mafia decide di alzare il tiro, uccidendo prima Falcone, poi Borsellino. Capitano Ultimo capisce che per combattere ad armi pari con le cosche bisogna creare qualcosa di nuovo, usando le tecniche investigative codificate dal generale Dalla Chiesa, e dà vita a una squadra chiamata "Crimor- Unità Militare Combattente", tre mesi dopo il tritolo di Capaci. Nessuno però ci crede, nessuno vuole far parte di questa costola un po’ sfigata dei Ros, De Caprio allora li va a reclutare uno per uno tra quelli che si sentono meno valorizzati e vogliono dimostrare quanto valgono.
La mattina del 15 gennaio 1993, giorno dell’insediamento di Gian Carlo Caselli come Procuratore capo di Palermo, il pentito Di Maggio riconosce Salvatore Riina mentre esce a bordo di una Citroën dal cancello di via Bernini 54, accompagnato dall’autista Salvatore Biondino. Cinque minuti dopo De Caprio, con alcuni dei carabinieri del Crimor, blocca l’auto su viale della Regione Siciliana e arresta "Totò la belva". Sulle manette a Riina e la mancata perquisizione del suo covo tanto è stato scritto e De Caprio, insieme all’allora colonnello Mori, fu anche indagato, uscendone pulito. Quattro anni dopo, la Crimor viene ridimensionata e il Capitano Ultimo tuona contro l’"egemonismo burocratico che celebra se stesso". Capisce che è tempo di cambiare aria. Con il grado di colonnello si accasa prima al Noe, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, poi all’Aise, i servizi segreti per l’estero ma viene coinvolto dal caos delle fughe di notizie sulle indagini Consip.
Il rapporto con l’Arma diventa sempre più teso, lui si dedica alla Casa-famiglia che ha fondato e che comprende "Ultimo Volo", un centro rapaci immaginato per proteggere i falchi, con corsi di pet therapy a favore di soggetti diversamente abili e non vedenti. Tante vite, ma in politica c’era già stato. Nel febbraio del 2020, Jole Santelli, la presidente della Calabria, lo volle come assessore all’Ambiente nella sua giunta. Dopo la morte della governatrice, resta in carica fino all’ottobre 2021.