"Prima di parlare di elezioni credo ci siano i tempi necessari. Toti dice che non ha nessun coinvolgimento e quindi diamo a Toti il tempo di dimostrare a tutti che non ha nessun coinvolgimento". Ma nelle misurate e distaccate parole del responsabile organizzativo di Fdi, Giovanni Donzelli, si rileva tutta la preoccupazione del partito della premier Giorgia Meloni per gli effetti collaterali dello tsunami politico-giudiziario che potrebbe investire le coste liguri dopo l’arresto, martedì, del governatore Giovanni Toti.
Tra un mese esatto si vota per le europee. Ma l’accelerazione dell’inchiesta potrebbe obbligare a prendere decisioni nelle prossima settimana. Il Pd già chiede "un passo indietro" da parte del presidente della Regione. Il M5s tuona contro il mercimonio di voti ipotizzato in Liguria anche per colpire elettoralmente gli alleati dem in Puglia e nel Mezzogiorno. Mentre il leader della Lega Matteo Salvini leva gli scudi dichiarando che "dimettersi sarebbe una resa". Più cauto, il segretario di Fi Antonio Tajani si associa alle perplessità espresse dal Guardasigilli Carlo Nordio sui tempi dei provvedimenti cautelari, dichiarando che comunque l’inchiesta "non ci turba". Anche se in vero gli azzurri sono preoccupati dalle eventuali ricadute elettorali dell’inchiesta.
Domani è in programma l’interrogatorio di Toti. "Diamogli modo di difendersi", suona il refrain di Fdi. Dovere di ufficio garantista e di coalizione. Ma certo, osservano nelle stanze dei gruppi parlamentari, "si tratta di un caso clamoroso e senza precedenti". Non per giudicare il governatore prima del dovuto, ci mancherebbe. Ma per la portata e le eventuali ripercussioni della vicenda. Non era mai accaduto, infatti, che un governatore fosse arrestato. E la vicenda sembra allargarsi con una certa rapidità.
Nonostante gli attestati di tranquillità, nella maggioranza si valutano dunque le diverse ipotesi a secondo degli sviluppi dell’inchiesta. Nel caso in cui emergessero altri elementi compromettenti, la situazione di Toti si farebbe complessa. Come rilevano nei divani del Transatlantico, a seconda della convalida dell’arresto o della richiesta di revisione delle misure cautelari la situazione potrebbe cambiare. Se nel giro di una manciata di giorni il governatore tornasse al proprio ufficio sarebbe una cosa, se invece rimasse agli arresti o addirittura la sua situazione peggiorasse sarebbe tutto un altro discorso. Il prolungarsi di una situazione di incertezza e del clamore mediatico avrebbe ripercussioni sul voto. Ragion per cui la situazione molto probabilmente virerà in un senso o nell’altro nel corso della prossima settimana.
Dal Nazareno è partito il messaggio della responsabile giustizia, Debora Serracchiani, per chiedere il "passo indietro" da parte del governatore. Ferma restando la presunzione di innocenza, il Pd reputa necessaria l’assunzione di responsabilità politica di rispetto alla gravità dei fatti contestati. Ancor più duri i 5 Stelle, che parlano di "nuova Tangentopoli". Per Giuseppe Conte "dalla Puglia alla Liguria, dal Piemonte alla Sicilia, le inchieste confermano un problema diffuso, serve un sussulto di dignità". A maggior ragione la premier non intende farsi trascinare nel gorgo di una Tangentopoli ligure, grande o piccola che sia, il cui primo effetto sarebbe allontanare i cittadini dal voto nel momento in cui FdI cerca una conferme. Ragion per cui non è da escludere che il destino della giunta Toti possa essere deciso già prima del voto europeo. Mancano semmai candidature alla successione. Anche se da ieri a Genova è tornato in auge il nome dell’ex ministro degli interni ed ex sindaco di Imperia Claudio Scajola.