Venerdì 4 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Centrosinistra, a Bari spunta Colaianni. Bindi: il Pd si rinnovi a partire dal Nazareno

Intervista all’ex presidente dem: fa bene la segretaria a perseguire l’unità. "Ma Conte e i grillini decidano definitivamente da che parte stare"

Rosy Bindi, 73 anni, è stata presidente Pd e ministra con i governi Prodi e D’Alema (Fotogramma)

Rosy Bindi, 73 anni, è stata presidente Pd e ministra con i governi Prodi e D’Alema (Fotogramma)

Roma, 14 aprile 2024 – Sul campo largo si diradano le nubi. Mentre il governatore Michele Emiliano è alle prese con il “rinnovamento” della Regione chiesto dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo le inchieste giudiziarie sul voto di scambio, che hanno coinvolto esponenti del centrosinistra al Comune di Bari e nel governo regionale, sulle elezioni nelle città si tenta di ricucire. Il M5s conferma l’accordo a Pesaro, dove già partecipava alla giunta uscente di Matteo Ricci. Anche a Firenze e perfino a Bari, dopo lo scontro dei giorni scorsi, il centrosinistra si sente “a un passo” dall’intesa. Il nome che circola nelle ultime ore è quello di Nicola Colaianni, ex magistrato ed ex parlamentare indipendente del Pds. A questa soluzione per ricomporre l’alleanza starebbe lavorando soprattutto l’ex governatore Nichi Vendola (oggi presidente di Sinistra italiana). Il Pd barese rimane fermo ufficialmente su Vito Leccese, ma il candidato 5 Stelle Michele Laforgia starebbe valutando la possibilità di cedere il passo a Colaianni. Il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, e il leader dell’area Dems, Andrea Orlando, rilanciano la proposta di una battaglia unitaria in difesa della sanità pubblica già lanciata da Prodi su queste pagine. I 5 stelle replicano polemici di aver intrapreso la sfida “già da tempo”. Segno che i rapporti restano competitivi, vista l’imminenza del voto proporzionale europeo. Tuttavia le alleanze locali crescono.

Giuseppe Conte ed Elly Schlein
Giuseppe Conte ed Elly Schlein

Onorevole Rosy Bindi, da fondatrice ed ex presidente del Pd lei considera appropriata la domanda di azzeramento della giunta pugliese avanzata dalla segretaria Schlein?

"Credo che fosse indispensabile una reazione da parte della segretaria e del partito nazionale rispetto a una situazione pericolosa e inaccettabile. Laddove si verificano forme improprie di reperimento del consenso e operazioni di carattere prevalentemente trasformista, aldilà delle inchieste giudiziarie, occorre chiedere soluzioni radicali per restituire credibilità alle istituzioni, la politica e il Pd. La situazione piemontese non è meno grave. Il che non significa metter tutti sullo stesso piano. Io penso sempre che gli errori vadano chiamati per nome e così chi li fa, per evitare generici e sommari processi. Spero che la segretaria sia ferma sulla propria posizione e che ci sia collaborazione da parte di Michele Emiliano e del partito pugliese".

Schlein, che ha guadagnato la segreteria sull’onda di una domanda di cambiamento arrivata dalle primarie ma non dagli iscritti, rischia di esser percepita come estranea e in contrasto con le dinamiche interne?

"Dopo le politiche dissi che il Pd avrebbe dovuto avere il coraggio di sciogliersi: non per sparire, ma per aprirsi a quella società che forse non è più in grado di r dare vita a una nuova costruzione. Con l’elezione di una segretaria in virtù del voto dei gazebo contrapposto a quello degli iscritti, il congresso ha dimostrato quanto fosse forte quella spinta al rinnovamento. Questo è il mandato di cui è investita Schlein. Che dovrebbe aprire il partito a una nuova fase costituente, come finora non è avvenuto. Da dovunque si riparta, credo si debba intervenire anche a livello nazionale con un’operazione che non può esser affidata a una persona sola, ma a una comunità politica".

Ma come può riuscire Schlein senza l’appoggio della maggioranza del partito?

"Quando dico che questa responsabilità non può essere in carico a una sola persona, faccio riferimento anche a coloro che l’hanno sostenuta. Se è stato sostegno sincero e non trasformistico, è chiaro che bisogna trarne le conseguenze".

Dichiarando che deciderà da sola le liste europee anche Schlein non complica le cose?

"Il rinnovamento non è può essere inteso e praticato in contrapposizione con la tenuta unitaria. Il compito della politica è discutere e trovare la sintesi, poi procede. Se ci si affida alla mera spartizione, non solo dei posti ma persino delle idee, non si va lontano. La destra è abile nel fare propaganda. Noi non possiamo. Dobbiamo comunicare in modo coerente e unitario una visione, sia attraverso le idee che la classe dirigente".

Finché il campo largo è un impegno non corrisposto dal M5s, il Pd non rischia di pagarne solo gli oneri?

"Penso che vada ricostruito il campo del centrosinistra. E che, aldilà dei sistemi elettorali, il dialogo e l’alleanza col M5s, debbano essere strategici. Va dato atto a Schlein di essere coerente con questa impostazione. Tutt’altro che scontata, dato che nel Pd c’è chi continua a diffidarne. Perseguire testardamente l’unità mi sembra cosa buona. Bisogna però chiedere a Conte il coraggio di esprimersi in modo definitivo. Assodato che il Pd assume la questione morale, non si abbandona l’alleato in difficoltà. Nei rapporti tra alleati l’unica competizione ammessa è quella su chi è più unitario, non più divisivo".

A partire dalla comune crociata per salvare la sanità nazionale proposta da Prodi?

"Il sistema sanitario universalistico è una delle conquiste più preziose del Paese e della Costituzione. Aggiungo anche scuola, lavoro, immigrazione e il tema della pace. Bisognerebbe condividere una visione davvero alternativa alla destra".